FIAMC 21-22 giugno 2019

Consécration des médecins catholiques au Sacré-Coeur de Jésus

Intervento di saluto e relazione  del Presidente Nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI) 

Prof. Filippo M. Boscia

Grazie per queste due giornate di riflessione, davvero attese e indispensabili e, per questo, molto gradite.

Sono onorato di parteciparvi, ma anche di poter portare a voi tutti il saluto dell’Associazione dei Medici Cattolici Italiani (AMCI), federata FIAMC, che ho il delicato compito di presiedere. 

Sono orgoglioso di condividere con voi questo incontro preparatorio al rito di consacrazione dei medici cattolici del mondo al Sacro Cuore di Gesù.

Incontro di riflessione e di impegno che fa parte di un grande progetto di misericordia e di accoglienza e che propone la sintesi tra fede cultura e scienze applicate al mondo della sofferenza.

Pontificia Università Urbaniana
Foto: FIAMC Press Services

Ringrazio il presidente della FIAMC il Prof Bernard Ars, Mons Suaudeau, assistente pastorale mondiale e il Dott. José María Simón Castellví, presidente onorario, per aver coinvolto anche me in questo incontro, che vuole trasferire in noi tutti nuova linfa per tutte le comunità associative. Noi tutti vogliamo ridonare “cuore” ad una medicina ammalata che ha esigenza di rinnovarsi e di lottare per riaffermare quella positiva alleanza tra medico e paziente scevra da variabili economiche e da contaminazioni   aziendalistiche e che agisce come in una sorta di fabbrica dove “salute” equivale a “prodotto”, “malato”/“paziente” equivale a “cliente” o a “cittadino utente”. La scissione tra soggetto malato e oggetto malattia ha come protagonisti tanti operatori sanitari che rischiano sempre più di essere costretti ad identificarsi con il solo sapere e non con la coscienza, sempre più di rado con il “saper fare” e forse mai con il “saper essere”.

Questo incontro odierno ci colloca in uno spazio privilegiato di pensiero e di ardito dibattito su questioni nodali della nostra contemporaneità che riguardano la pace, l’integrazione, l’accoglienza, il sostegno, la solidarietà e la sussidiarietà di una umanità tanto spesso defraudata della sua dignità.

Siamo qui per proporre a tutti voi, intervenuti così numerosi, un impegno che ci renda promotori e testimoni di pace, di integrazione, accoglienza, di sostegno e di solidarietà, ma anche per interrogare le nostre coscienze e stimolarle con la preghiera: Desideriamo che le nostre menti si appassionino a recuperare sapienza, saggezza e a promuovere ogni possibile e necessaria sfida, avendo l’ambizione di portare avanti un cammino autenticamente vero capace di coniugare sempre  scienza e fede, fede e ragione. 

Il nostro incontro di oggi è sapientemente illuminato e mediato dalla fede: Abbiamo necessità di studiare, approfondire, comprendere, prima ancora di agire e sostenere, visto che non conosciamo ancora tante cose e non sappiamo spesso in molte occasioni cosa dire e cosa fare.

Come medici cattolici dobbiamo cercare di dare risposte abili, le più abili possibili.

Dobbiamo essere respons-abili con respons-abilità, con l’assoluta certezza di un assunto:  chi io oggi incontro è mio fratello!

Vedete, il punto centrale della pratica medica è questo: nell’intimità dello studio medico si attiva uno splendido rapporto di fiducia del paziente nei confronti del medico e di coscienza di questi ad elaborare e trasmettere risposte abili e di speranza.

Questa situazione/azione che ci è cara, oggi viene anche definita consulenza/comunicazione ed è il cuore della  relazione medico-paziente: Da essa deriva tutto il resto della medicina. 

La relazione di cura richiede “mutua collaborazione” e totale “alleanza.

Il paziente è una persona in cerca di aiuto che vorrebbe essere capito…

La può capirlo solo se ha un’anima, solo se ha un cuore!

E guarda caso oggi siamo proprio a chiedere la consacrazione ad un Cuore, un Cuore Sacro!

Senza reciproca alleanza non possono essere attivate relazioni di cura.

Poi occorre anche aggiungere tanti altri valori, quali competenza, impegno, compassione, scientificità, comprensione, compliance, ecc.

Il malato è il primo attore, ma il medico dovrà accompagnare e dovrà comunicare con tutti gli attori in causa, compresi i familiari,  che purtroppo esistono complicanze inattese e impreviste, che comunque nessuno vorrà mai accettare, specie se sono fatali, ma che di fatto esistono e non sono del tutto eludibili ed  escludibili. Soprattutto in siffatte situazioni occorre includere un profilo essenziale, che è quello della fede applicata alla medicina. 

Scientificamente dobbiamo trovare soluzioni e risposte ad alcuni interrogativi:

  1. Può lo spirito guarire il corpo?
  2. Può  la fede combattere la solitudine e/o la depressione?
  3. La preghiera e la meditazione hanno effetti benefici? 
  4. I valori morali possono incoraggiare uno stile di vita più sano? 
  5. L’attivazione positiva delle endorfine può modificare meccanismi biochimici donando longevità e addirittura guarire malattie importanti?

La primaria risposta a queste 5 domande è un SI incondizionato!

Ma anche ogni successiva e  meditata risposta è positiva.

Benson dell’Università di Harvard ha dimostrato che la preghiera rilassa e dà quiete! Svolge la stessa azione biochimica prodotta da medicamenti che hanno azione rilassante. Ha azione simile a quella di medicamenti ad effetto rilassante: La preghiera modifica la pressione arteriosa, riequilibria il ritmo cardiaco, varia la frequenza del respiro, inducendo una speciale respirazione meditativa, capace di modificare anche la temperatura del corpo.

Ricerche internazionali hanno dimostrato che gli effetti della preghiera esondano al di là dei singoli profili religiosi.

Il neuroscienziato Andrew Newberg ha dimostrato, attraverso la Neuroimaging funzionale, ha provato a verificare cosa accade nel cervello di persone di fedi diverse, quando questi  utilizzano meditazioni o forme di preghiera, attraverso le quali connettono il oro senso al divino. 

E’ emersa una nuova scienza che si chiama  neuroteologia, che ha mappato le aree che reagiscono agli stimoli di fede.

Nel concreto, durante un’esperienza spirituale (intesa come preghiera meditativa personale o anche collettiva), o durante la lettura di testi sacri o nel corso di partecipazioni a riti religiosi il cervello è in grado di “spegnere” aree deputate a raccogliere stimoli sensoriali propriocettivi che attengono all’ambiente esterno luce, rumori e odori, mentre accende le aree quelle aree che percepiscono stimoli derivanti dalla propria  interiorità.

«Moderni esami diagnostici consentono di visualizzare le aree cerebrali coinvolte in questi meccanismi. Ormai sono stati individuati tutti i centri implicati  nella percezione di tante importanti funzioni tra le quali annoveriamo anche la preghiera, la memoria, l’apprendimento e l’innamoramento».

Approfondimenti scientifici hanno dimostrate l’accensione durante la preghiera di quelle stesse aree che si attivano  durante la visione di scenari naturali mozzafiato, di opere artistiche di rara bellezza o durante l’ascolto di musicalità coinvolgenti ecc.

E’ stata data dimostrazione che esistono neuroni predisposti all’armonia universale. 

La meditazione favorisce anche la percezione di emozioni in un’ottica di trascendenza e infinito, dimostrando che il nostro cervello rende possibile la rappresentazione di un cuore spirituale dell’esperienza religiosa. 

«I benefici sembrano maggiori in chi quotidianamente prega: in queste persone sono state registrate modificazioni dei livelli ematici di cortisolo ma anche  risposte immunitarie rafforzate.

Oggi  possiamo affermare  scientificamente che il nostro cervello è modellato dal divino (Norman Doidge e Timothy R. Jennings).

L’attitudine a un uso rituale continuo della preghiera dimostra che il nostro cervello rende possibile il riscontro nell’esperienza religiosa di un attivo cuore spirituale.

 Forse dovremmo aggiungere agli altri cinque sensi, un sesto senso proteso verso Dio, da allenare nel tempo, ribadisco, da allenare nel tempo, per non cadere nell’errore di interpretare la preghiera come una formula miracolosa, da usare quasi a comando».

Chi più prega meglio sta…

Prega che ti passa!

«Più ci connettiamo con la fede, con la natura, con immagini positive e belle, e più il nostro organismo affina la sua capacità di auto-cura e… anche senza che ci si renda conto, siamo aiutati nei percorsi di  guarigione, riferiti a patologie anche gravi.

La preghiera aiuta a gestire la propria emotività, contrasta ansia, depressione, insonnia, impulsività e stress  e affina effetti benefici a costo zero.

Questi effetti psicosomatici sono anche dimostrati in chi si affida all’effetto benefico delle costosissime SPA! 

Le preghiere e le meditazioni sono però gratuite!

“L’incontro con Dio  non va confuso certamente con le pratiche liturgiche o con  il normale rilassamento che possiamo sperimentare in palestra… 

L’incontro con Dio promuove una totale interiorizzazione della persona. L’incontro con Dio non è un rito magico ma vero percorso di estasi.

Don Tarocchi della Facoltà Teologica dell’Italia centrale ha sottolineato il vero modello cristiano, ossia: «La preghiera fondamentale del mondo cristiano è il Padre Nostro, insegnato da Gesù ai discepoli (Luca, 11,1 e Matteo, 6,9), che nel suo significato di lode, benedizione e adorazione instaura un rapporto con Dio da coltivare in modo costante e significativo».

La preghiera è punto di arrivo e comunque sempre punto di ripartenza.

Certamente se un ammalato trova un focolare acceso dove sedersi accanto ad un amico che abbia vissuto esperienze simili alla sua, potrà più facilmente  scoprire un cammino di liberazione e nuova armonia e simpatia.

La parola simpatia (sun-patio) è piena di sfumature ma sostanzialmente vuole dire comunità nel e del dolore e il dolore è esperienza di vita.

Nella preghiera possiamo individuare ogni possibile relazione di tenerezza, di dialogo e fiducia con Dio.

L’avanzatissima Scuola di Scienze della Salute Umana dell’Università di Firenze  ha attivato corsi per offrire ai futuri medici e infermieri una formazione sulle diverse fedi professate dai pazienti. L’obiettivo è andare oltre la cura del corpo, promuovendo un percorso di guarigione che tenga sempre più conto della persona in tutte le sue componenti, compresa quella spirituale.

I confini fra spiritualità e scienza sono mutevoli e non del tutto tracciati, eppure anche quando crollano le umane certezze, la Fede da sola resta una delle medicine più potenti, che dona pace, serenità e speranza, provoca tanti buoni sentimenti e tutti questi che stimolano la produzione di endorfine. 

Fra medico e paziente, conta la Fede!

Sono figlio di un medico, Vito,  nato agli inizi del Novecento, che si è occupato per tutta la sua vita professionale di malattie gravi tubercolari e infettive, tutte gravate da alti tassi di mortalità. Il suo stile professionale prevedeva di far visita ai pazienti in ricovero domiciliare, tre volte al giorno, presso le loro case. Vi chiedo: in quale ospedale oggi i medici fanno visita ai malati tre volte al giorno, notte compresa? Di fatto, grazie alla sua azione empatica svolta sempre con fede, ogni volta che i malati venivano visitati, effettivamente riacquistavano forza, slancio vitale e miglioravano visibilmente. Il significato profondo di queste visite era la tenerezza, il toccare con mano, il tributare una carezza, riaprire una speranza. Tenerezza è la modalità con cui Dio si è rivelato agli uomini, ed è proprio la tenerezza l’unica modalità che abbiamo a nostra disposizione per far emergere la presenza di Dio in ogni uomo.  La medicina moderna deve seguire queste lezioni di agape, di carità, ritrovare percorsi di incoraggiamento e sguardi di misericordia verso chi soffre, affinché la cura diventi globale e preveda approccio olistico per una salute globale di corpo, mente, anima, sensibilità e spiritualità. 

Personalmente ho sempre trovato sotto il guanciale delle barelle di ammalati condotti in sala operatoria, immagini sacre strette tra le mani e baciate con intensità. Quegli ammalati chiedevano la carezza di Dio. 

I diari medici di molti specialisti sono pieni di guarigioni inspiegabili, di sopravvivenze impreviste, ben oltre le previsioni cliniche inizialmente paventate, ed è proprio questo che mostra inequivocabilmente come i piani umani siano tanto spesso fallibili, soprattutto se non tengono conto dell’ultima parola, che spetta sempre a Dio.

Finalmente siamo giunti a parlare di quell’esercizio impegnativo che aiuta a realizzare il “miracolo” della guarigione: I medici e tutti i sanitari devono porsi  in relazione, devono essere capaci di rispettare la persona nella sua interezza, nella sua corporeità, nel suo psicodramma, capaci di amare, di prendere per mano, capaci di abbracciare, confortare, dare speranza, com-patire, con-sperare.  Medici e pazienti siano capaci di rivolgere al Signore la preghiera contenente un profondo concetto di vicendevolezza: “Signore aiutami ad aiutarlo”, dice il medico, mentre il paziente invoca al pari: “aiuto Signore, aiutami e aiutalo!”

Plutarco storico e filosofo greco, vissuto nel lontano 46 d.C. ha testimoniato una verità: 

Se attraversiamo il mondo ci è possibile trovare città senza mura, senza ricchezza, senza moneta, senza scuola o teatri: ma una città senza un tempio, o in cui non si preghi, nessuno l’ha mai vista”.

Lo spirituale è l’amore, il vero amore ci accarezza e conforta: non si limita alla ricerca del piacere che ci viene dall’amicizia, ma supera le difficoltà  normali, ci crea benessere lo stare con gli altri. 

Lo spirituale ci aiuta a condividere la nostra esistenza con gli altri. Bisogna formare dei gruppi di giovani, sanitari e non,  aiutarli a scoprire il valore dell’amicizia e della fede, quali doni che ci arricchiscono e ci danno il coraggio di sperare in una società umana. Bisogna coraggiosamente cooperare con la  politica perché sia meno asservita al servizio del capitale (e la salute non sia mai subordinata al profitto delle aziende!)

La politica deve mitigare i toni ed essere capace di coniugarsi con l’etica! Tutta la società, politici e non, medici e non, operatori sanitari e non, famiglie,  agenzie educative e religiose devono essere sempre più attenti all’uomo con altruismo e dedizione, solleciti ai suoi bisogni e alla sua spirituale crescita, auspicando e ricercando sempre la  grande vera medicina olistica.

Santa Messa Cappella del Coro (Basilica di San Pietro)
Foto: FIAMC Press Services

Udienza Pontificia alla FIAMC (22-VI-2019)
Foto: Servizio Fotografico Vticano