SPIRITUALITA’ – UMANITA’ – CARITA’ E AZIONE:

LE GRANDI VIRTU’ DI UN CAMMINO SOFFERTO E GIOIOSO

In ricordo del Cardinale Fiorenzo Angelini

di Filippo M. Boscia

Presidente Nazionale AMCI

La scomparsa di una “persona molto vicina e cara” potrebbe indurre, nel ricordarla, per un eccessivo coinvolgimento affettivo, ad  esaltarne le doti e i pregi, o come suggeriscono i latini di parlar bene di chi ci ha preceduto: “de mortuis nisi bene“.         Nel caso del nostro indimenticabile Cardinale Fiorenzo Angelini ciò non si verifica in alcun modo.

Chiunque lo abbia conosciuto o semplicemente incontrato, non può non essere rimasto colpito dalle sue non comuni doti di grande uomo,  vero gigante della fede, docile, disponibile, franco, dal temperamento fermo, a volte intransigente, prelato di notevole cultura, pronto nell’elargire  consigli, sempre ponderati e saggi.

Ho avuto la gioia e il privilegio di vivergli accanto per moltissimi  anni,  dapprima come Consigliere, poi come Vice Presidente e infine come Presidente Nazionale dell‘AMCI.

In verità negli anni precedenti a questa mia esperienza di dirigente nazionale, avevo avuto la piacevole opportunità di  collaborare con lui da Presidente dell’AMCI diocesana di Bari per un progetto di solidarietà internazionale in favore dei bambini della Bielorussia, nazione colpita dalla drammatica esplosione del reattore nucleare di Chernobyl nel lontano aprile 1986.

Grazie alla sua opera umanitaria nel mondo, 600 bambini provenienti dall’area di Chernobyl, tutti con patologie da contaminazione nucleare, furono accolti e ospitati in gruppi di 60 in Puglia, nella diocesi di Bari-Bitonto, nell’istituto San Giuseppe di Modugno retto dalle Suore Benedettine  Riparatrici del Santo Volto di Cristo.

L’impegno era quello di curarli con amore e competenza nelle strutture sanitarie, cattoliche e non di Bari e provincia, offrendo loro per 10 anni consecutivi, da maggio a settembre, un periodo di relax ed elioterapia presso accoglienti centri balneari della costa adriatica e jonica.

Furono anni impegnativi ed intensissimi, durante i quali, coinvolgendo enti pubblici e privati, associazioni, gruppi ecclesiali e tanti amici,  mi prodigai con tutte le mie forze per far fronte al desiderio del Cardinale che mi raccomandava i “suoi figli, i suoi bambini”.

A questi “figli di Dio” non mancò proprio nulla anche perché la collaborazione, la disponibilità, la  generosità, la solidarietà, la sussidiarietà e il sostegno illimitato dei tanti miei fedeli e cari amici di Bari e di Puglia furono davvero esemplari. Fu un periodo felice e fecondo, tuttora vivo nel cuore e nel ricordo di tutti, vissuto con orgoglio dall’AMCI di Bari.

Con una carica esemplare di spiritualità, di equilibrio, buon senso, affabilità, questo impegnativo progetto  fece crescere nei soci AMCI della diocesi di Bari sentimenti di fraternità, condivisione e collaborazione che hanno caratterizzato tutto il lungo periodo della mia presidenza diocesana a Bari, durante il quale sorsero diverse associazioni familiari per l’accoglienza dei bimbi di Chernobyl, tuttora operative.         Dire quanto il cardinale abbia influenzato la mia maturazione e formazione nonché la crescita delle mie personali motivazioni  significa spaziare in innumerevoli esperienze, contatti, opere di cooperazione,  partecipazione ad eventi di notevole valenza etica e sociale.

Fu così che ebbi modo di conoscere e apprezzare la sua fermezza nella difesa dei valori irrinunciabili, ma anche di partecipare insieme a Lui  a progetti umanitari, in ambito internazionale, in Russia, in India, in Polonia, in Congo a Butembo Beni, in Libano, in Costa d’Avorio, in Messico.      Ricordo molti episodi inediti e particolari che puntualmente prevedevano la visita e il sostegno a strutture di accoglienza, l’incontro con i poveri e gli ammalati, con le associazioni di assistenza, ma anche la visita ai capi di Stato nelle loro residenze sontuose, messe a disposizione per le udienze istituzionali, previste per la delegazione pontificia di cui facevo parte.

Il Cardinale si confrontava con i potenti della terra, si interessava alle questioni sociali, stemperava le tensioni, sanava dissapori, sensibilizzava le coscienze, portava ovunque la voce del Santo Padre e contribuiva ad ogni sviluppo sociale con concrete azioni di fede, speranza e cooperazione economica.

Affonda nelle radici solide del vangelo della Carità la missionarietà testimoniata da questo grande cardinale della Chiesa di Roma che, con straordinaria umiltà   in diverse parti del mondo ha saputo sempre chinarsi su tante fragilità,  su ogni “creatura ferita”, per curare con amore ogni piaga  del suo corpo, della mente e dell’anima, ossia prendersi cura, come era solito affermare, “della  malattia globale” di ogni persona.

Il cardinale Angelini, Buon samaritano, si è fatto prossimo a tante persone emarginate, scartate, promuovendo nel mondo intero un’organica pastorale della sofferenza, della salute, della salvezza.

Lo ha fatto sensibilizzando uomini provenienti da ogni dove, potenti e non, fragili o soli, con quell’amore e quello spirito cristiano che Papa Francesco ha richiesto di testimoniare, ricevendo noi medici cattolici  per il 70esimo anniversario dalla fondazione dell’associazione.

In tanti siamo grati al Cardinale per averci proposto forme innovative di operatività che ci hanno permesso di raggiungere importanti risultati culturali e pastorali  nel  nostro volontariato laico e religioso a favore degli infermi.

Ho vissuto personalmente con Lui esperienze bellissime e condiviso il suo impegno nel riconoscere e mantenere saldo e forte il ruolo dei medici cattolici italiani nella Feamc e nella Fiamc, sottolineando gli scopi contenuti nei rispettivi statuti, difendendo con ferma intransigenza posizioni riguardanti il rispetto della vita, dal concepimento fino al naturale declino, valorizzando l‘interiorità, tutelando le famiglie, promuovendo  rispetto per la persona umana, soprattutto se fragile, indifesa, ammalata, anche se spesso inguaribile ma sempre curabile.

Egli sosteneva apertamente le posizioni dell’AMCI senza tentennamenti e affermava con convinzione  che l’essere cattolici non si riduce a un’etichetta o a un distintivo ma richiede una profonda e limpida testimonianza di fede e dei valori che caratterizzano il cristianesimo, tutti solidamente incastonati nella “C di cattolici” insita nel nostro logo.

Ci ricordava che il quotidiano impegno deve essere profuso senza far troppo rumore, senza esaltazioni personali, senza protagonismi e senza trionfalismi: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”, soleva dire!

Moltissimi sono i  medici, anche giovani, che attratti dal suo esempio aderivano all’AMCI e si ispiravano alla sua grande saggezza, alla sua fede salda, al suo illuminato magistero e alla sua profonda spiritualità.

Il Cardinale Angelini ci ha sempre raccomandato di alimentare con la preghiera e con spirito di abnegazione ogni nostra azione, di operare con coerente onestà intellettuale,  di testimoniare senza ostentazione, per essere sale o lievito nella massa.

Umanità, spiritualità, carità e azione sono state le sue grandi virtù.

La sua vita, pur carica di difficoltà e di sofferenze, è stata un inno alla dignità e all’inviolabilità della persona in uno con il suo grande impegno nel far bene il bene.

Per ben 30 anni nell’AMCI, vivendo a fianco del cardinale Fiorenzo Angelini, assistente ecclesiastico Amci (dal 1959 al 1998), abbiamo approfondito aspetti   attinenti alla teologia, alla pastorale sanitaria, alla spiritualità, alla psicologia, alla sociologia.

Abbiamo vissuto con Lui quel lungo periodo  di storia contemporanea nel  quale sono emersi i grandi problemi bioetici di cui ancora oggi si discute: aborto, clonazione, eutanasia, morte cerebrale, trapianti, stato vegetativo,  testamento di vita, brevettabilità biologica,  utilizzo di cellule staminali,  di gameti eterologhi per fecondazioni assistite, anche con trasferimenti in uteri surrogati.   Siamo in un’epoca in cui  si  tenta di cancellare l’obiezione di coscienza; emergono importanti normative sull’etica dei trapianti, mentre  la riproduzione umana assistita apre infinite e polimorfe questioni sulle teorie del Gender,  che determinano profonde incertezze sull’essere famiglia, sulla verità della paternità, maternità e sul senso della genitorialità.

In questo lungo periodo caratterizzato da metodiche innovative di una medicina fortemente tecnologizzata, il Cardinale ci ha sempre invitati a riscoprire  il nostro ruolo e ad insegnare ai giovani medici a  tutelare e sostenere la vita in ogni sua fase con azioni concrete, a  vivere il vangelo della cura e della misericordia, a porsi alla sequela di Cristo medico, dando spazio alla parola di Dio per il benessere dell’uomo. Egli ha ispirato la “Carta degli operatori sanitari”, inaugurando nella pastorale sanitaria la stagione di una vera e propria “arte pedagogica” che conduce alla contemplazione del volto di Cristo riflesso in ogni  uomo, soprattutto in chi soffre. La Carta degli operatori sanitari resta oggi un documento che contempla “l’incommensurabile dignità dell’essere umano e la sua natura trascendente, natura che fede e ragione riconoscono come assolutamente inviolabile”.

A noi medici cattolici quale grande eredità ci lascia!

Perché la nostra missione fosse più feconda, il Cardinale ha tracciato delle linee guida da seguire: preghiera, abnegazione, disinteresse per il carrierismo, umiltà intellettuale, apertura fiduciosa verso gli altri, compassione e condivisione.

Oggi, in aperto contrasto con derive disumanizzanti possiamo sostenere che malattia, dolore e sofferenza non manifestano l‘assenza di Dio nella storia dell‘uomo, ma viceversa esprimono la sua piena condivisione e assunzione della nostra fragile condizione.    Sin da giovane sacerdote, il Cardinale Angelini ha avuto il merito di saper cogliere i segni dei tempi, rispondendo con prontezza e competenza alle nuove istanze che si presentavano.     Ancora poco conosciuto, accompagnò  nelle strade di Roma ferita  Papa Pio XII, la cui veste bianca fu macchiata di sangue, e sin da allora si impegnò, in modo totalizzante, a trasmettere quel patrimonio di fede e di vita ereditato dagli apostoli e martiri Pietro e Paolo.

Proprio negli anni dello scompiglio sociale, cooperando con Papa Pio XII,  la sua passione sacerdotale si rivolse agli ammalati, ai poveri, ai fedeli laici, ai medici, agli operatori sanitari, cercando di riorganizzare l’assistenza nella città di Roma, devastata dalla guerra, ricomponendo gruppi di preghiera, ma anche aggregazioni di uomini e donne di ogni etnia, di cristiani fortemente impegnati nella società  per la conquista dei diritti umani e civili.

Da sacerdote, da vescovo, da cardinale ha sempre insegnato a tutti l’alto valore del messaggio cristiano, che richiede il massimo impegno nel rimuovere le cause che determinano l‘esclusione e l‘urgenza di partecipare a pieno titolo alla vita politica e sociale del Paese.

L’azione pedagogica rivolta ai medici cattolici in più di cinquant’anni di appassionata attività formativa è stata  da lui vissuta  come preciso dovere, suscitando in tante generazioni di giovani medici la capacità di discernere tra ciò che è essenziale e ciò che non lo è. Ha colmato di spirito nuovo, studenti, medici, professori e personale paramedico perché sapessero cogliere con sensibilità ogni  palpito di speranza, di fede, di entusiasmo. La sua totale dedizione è oggi  il dono più prezioso che ci potesse lasciare, avendoci chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità.

Ringraziando il Signore, siamo oggi in grado di dare alla nostra società un volto più umano, conforme all’ immagine di Cristo Salvatore e in tutto obbedienti alla volontà del Padre.

La vita del Cardinale,  limpidamente e solidamente intrecciata con la vita della Chiesa e dell’AMCI, è stata e sarà sempre modello di riferimento per l’intero associazionismo nazionale.

Ha procurato onori e credibilità alla nostra associazione in campo nazionale ed internazionale, promuovendo, sostenendo e incoraggiando un nostro socio, già segretario nazionale, alla guida della federazione mondiale.

Estremamente meritevole di attenzione è il volume “La mia strada”, edito da Rizzoli,  in cui delinea con chiarezza le sue capacità decisionali, la sua pazienza, ma anche la sua costruttiva impazienza, la sua completa e disinteressata generosità, la sua forza e caparbietà riposta in ogni suo intervento pur in epoche e situazioni difficili .

Dotato di grande forza fisica e morale si avventurava per i sentieri complessi e ardui dell’apostolato missionario nel mondo, in Russia, India, Romania,  Congo, Filippine,  mettendo a disposizione ogni suo avere,  ogni ricordo personale, ogni sua croce pettorale, ogni suo orologio, doni, dipinti, sculture di prestigiosi pittori e artisti: sono stato testimone oculare della sua più completa e  disinteressata generosità.

Ha servito la Chiesa e i romani pontefici, donando loro massima  cooperazione e fedeltà:  ha infatti collaborato con ben otto papi, da Pio XI a Pio XII, da Giovanni XXIII a Paolo VI da Giovanni Paolo I a Giovanni Paolo II, da Benedetto XVI a Francesco, intessendo uno stretto rapporto tra  laicato e  gerarchie, mediando talvolta divergenze culturali e dottrinali.

In lui il pensare, il volere, l’agire, il sentire hanno operato all’unisono in armonia permanente, orientata a costruire  legami impensabili,  fonti di grande ricchezza.

Il suo pensiero è stato sempre rivolto a  Dio, per cui ogni sua azione,  guidata da scienza e sapienza, è stata indirizzata verso tutti i fragili, considerati figli privilegiati di Dio.

Ha effettuato studi contemplativi sul volto di Cristo, composto da una miriade di tessere musive raffiguranti l’intera umanità, fino ad una “reductio ad unum“.

Uno dei suoi scopi è stato quello di rafforzare la struttura dell’AMCI per immetterla nella società italiana in continuo fermento politico,  in un momento in cui  si  andava affievolendo l‘associazionismo, per il sorgere di nuove prospettive delineate dal Concilio Vaticano II. Ha infuso  nuova linfa  nella società italiana e in particolare nell’AMCI, perché sapesse cogliere in pienezza  lo spirito conciliare ed ecumenico.

Mosso dal sincero desiderio di offrire un contributo leale e disinteressato all’unità delle forze cattoliche, intrecciava positivi rapporti con i politici nel forte convincimento che i cattolici potessero individuare  il loro campo d’intervento per rinnovare  la vita familiare, professionale, sociale, politica del Paese.

Egli ha tenuto alta davanti a noi una prospettiva essenziale di vita schietta, sensibile, priva di egoismo.  Personalmente, avendo avuto il privilegio di essergli stato molto vicino, devo molto a lui di ciò che oggi sono.

Tutti insieme noi medici cattolici, nell’esprimere la nostra massima gratitudine al Cardinale, certi della Resurrezione, riteniamo che il Signore lo abbia accolto tra le sue braccia misericordiose, concedendogli il premio della vita eterna, come ci ha promesso e si legge nel brano di Matteo Cap. XXV.

Ora il testimone è nelle nostre mani perché ciascuno di noi sappia vivere con fedeltà e coerenza il messaggio evangelico a cui Egli si è ispirato in vita e mantenga viva la fiaccola della carità, della speranza, della fortezza.