Filippo Maria Boscia è stato rieletto presidente dell’Associazione medici cattolici italiani. La conferma alla guida dell’Amci è arrivata nel corso del XXVI congresso nazionale che si è concluso nel pomeriggio ad Ascoli Piceno. Del nuovo consiglio direttivo faranno parte anche i vicepresidenti Franco Balzaretti (Nord Italia), Stefano Ojetti (Centro Italia), Giuseppe Battimelli (Sud Italia), Vincenzo Saraceni (segretario nazionale) e Mauro Persiani (vicesegretario). Il congresso nazionale si era aperto con la celebrazione presieduta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. “Alla tre-giorni di incontri e dibattiti, incentrata su ambiente, medicina e salute – si legge in una nota – alla presenza dell’assistente ecclesiastico nazionale, il cardinale Edoardo Menichelli, sono intervenuti, tra gli altri, mons. Carmine Arice, il ministro Beatrice Lorenzin, Cesare Mirabelli, Giovanni Serpelloni, Massimo Gandolfini, Gianluigi Gigli, Vincenzo Defilippis, Giuseppe Acocella, Aldo Bova”. Nella mozione finale è stato ribadito l’impegno dell’Amci “per evitare che l’embrione umano venga trasformato nell’ennesimo prodotto in un mondo di mercificazioni” e “la ferma e categorica opposizione nei confronti dell’accanimento terapeutico e delle pratiche eutanasiche, considerate vera e propria violazione del giuramento ippocratico”.
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“Evitare che l’embrione umano venga trasformato nell’ennesimo prodotto in un mondo di merci, che le figure genitoriali vengano irresponsabilmente moltiplicate senza alcun rispetto per lo sviluppo psicofisico del bambino, che il genoma subisca pericolose alterazioni o ibridizzazioni”. È l’impegno assunto dall’Associazione medici cattolici italiani (Amci) al termine del XXVI congresso nazionale svoltosi in questi giorni ad Ascoli Piceno. Nella mozione approvata dall’assemblea è formulata la richiesta “che la ricerca sul genoma umano sia esclusivamente orientata alla diagnosi e alla terapia delle malattie, ribadendo la radicale e categorica opposizione a ogni pratica di selezione eugenetica”. L’Amci, poi, “ribadisce che ogni pratica medica debba essere portata a compimento in maniera responsabile e rispettosa della dignità del paziente” facendo “appello ai colleghi affinché si diffonda una cultura sana e ponderata dell’alleanza terapeutica”. I Medici cattolici sottolineano infine come “il malato non debba mai essere considerato come se fosse un ente astratto scollegato dalla società e dall’ambiente in cui vive”. Per questo, confermando “la ferma e categorica opposizione nei confronti dell’accanimento terapeutico e delle pratiche eutanasiche” l’Amci “si adopererà perché poveri e bisognosi non vivano abbandonati a loro stessi, e che tutti i malati ottengano sempre il giusto conforto e le informazioni necessarie a comprendere lucidamente la condizione in cui si trovano, in special modo quando sono costretti ad affrontare le più tragiche scelte di fine vita”.