Alfie Evans: sospesa la sentenza che autorizza l’ospedale a interrompere i trattamenti. Lunedì i genitori in tribunale

“È uno schiaffo alla ragione umana e una ferita alla coscienza, e segna una pagina tristissima della giurisprudenza che ci riporta a vicende del passato nefaste e irripetibili, l’affermazione che la vita di un bambino malato sia ‘inutile’. Ed è quindi con soddisfazione che accogliamo la notizia della sospensione della sentenza che avrebbe portato Alfie Evans alla morte”. Questo il commento di don Roberto Colombo, docente della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma) e membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita (Città del Vaticano) sulle ultime notizie concernenti la vicenda del bambino britannico al centro di un contenzioso giudiziario tra i genitori e l’ospedale dove è in cura.

“Che un giudice sia giunto a conclusioni sulla presunta inutilità del bambino sulla base delle considerazioni cliniche sul ‘cervello di Alfie’ – spiega don Colombo – risulta ancor più sconcertante, perché opera un salto mortale dal biologico all’antropologico, dall’osservazione empirica al valore umano, che è epistemologicamente azzardato ed eticamente inaccettabile”.

Il docente e genetista sottolinea che “la medicina, con l’esame obiettivo e le indagini strumentali, ha il compito di riconoscere alcune terapie come ‘appropriate’ o ‘futili’ se apportano oppure non apportano un beneficio fisiologico o sintomatico al malato, non quello di provare la ‘utilità’ o meno della sua vita”.

Papa Francesco, ricorda don Colombo, “questo principio – che nessuna vita umana è inutile, in qualunque condizione o circostanza si trovi – lo ha già affermato non con una dichiarazione ma con un gesto molto forte. E i gesti del Papa valgono ancor più delle parole: sono pietre della roccia di Pietro”. Nell’estate del 2013 infatti, a Rio de Janeiro, durante la Messa che ha concluso la Giornata mondiale della gioventù davanti a oltre due milioni di persone, il Papa “ha accolto sull’altare una bambina anencefala, ancora in vita nonostante la gravissima anomalia cerebrale congenita, e i suoi genitori che gliela hanno presentata”.

“Non è una lesione del cervello, benché grave, estesa, o ‘terminale’ a privare di significato, utilità e valore la vita di un bambino – conclude don Colombo -, che è sempre un dono prezioso per i genitori, per la Chiesa e per l’umanità

ROMA, 14 aprile 2018 @ 9:45 (SIR)

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