Nuovo rifiuto dall’Europa alla maternità surrogata, respinta dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa – cui aderiscono 47 Paesi – dopo essere stata già bocciata per due volte nell’aprile e nel settembre scorso dalla Commissione Affari sociali ed ancor prima bandita dal Parlamento dell’Unione Europea, nel dicembre 2015, come “pratica lesiva della dignità della donna”.Roberta Gisotti ha intervistato a Strasburgo Nicola Speranza, portavoce della Federazione europea delle Associazioni familiari cattoliche: Nicola Speranza

R. – Certo è un passo significativo che manda un segnale all’Europa intera. Sappiamo che in molti Paesi questo tema è in discussione e qui a Strasburgo usciamo da un dibattito molto intenso, a volte carico anche di inclinazioni dell’ideologia che divide l’Assemblea parlamentare, divide le persone, i cittadini e gli Stati. Ci sono Stati in Europa che ancora permettono alcune forme di maternità surrogata e ne tollerano la realtà dicendo che non è per motivi commerciali. Ma sappiamo benissimo che è una finzione: la maternità surrogata “altruista” – come è chiamata – non esiste. È semplicemente una finzione. Quindi il vero progresso adesso, il passo in avanti da compiere è indirizzare una vera lotta e una prevenzione alla maternità surrogata e il ricorso a questa pratica.

D. – La discussione come è proceduta?

R. – È stata molto, molto intensa da parte dei sostenitori di Petra De Sutter, il relatore del gruppo socialista. C’era una grande organizzazione soprattutto da parte di Paesi che hanno alcuni interessi economici, finanziari, legati alla pratica della maternità surrogata. D’altro canto è apparso che la divisione non era tanto politica ma trasversale, geografica, in tutti i gruppi politici che potevano trovare voci contro la maternità surrogata. E questo è stato palese nel gruppo del relatore stesso, Petra De Sutter. Nel gruppo socialista i membri sono stati molto chiari nel non voler appoggiare questa risoluzione che si presentava come molto ambigua.

D. – Qual era l’ambiguità di questa risoluzione?

R. – L’ambiguità era che non si esprimeva un parere. Si chiedeva al comitato dei ministri del Consiglio d’Europa di fare delle vaghe linee guida per proteggere i diritti dei bambini senza però condannare categoricamente la maternità surrogata, quando sappiamo che il primo diritto di ogni bambino è quello di non essere trattato come merce. La maternità surrogata può essere realmente combattuta, i diritti dei bambini possono essere realmente preservati se la maternità surrogata viene impedita.