Dott. FILIPPO MARIA BOSCIA (Presidente Nazionale Associazione Medici Cattolici Italiani) – Ieri mattina, nel mio WhatsApp compare un video, che farebbe intenerire qualsiasi cuore di pietra:

Circa 50 culle neonatali con altrettanti bimbi, all’alba della loro vita, sono in attesa del o dei genitori che hanno commissionato la loro nascita a donne ucraine. Nati da poco tempo, da utero in affitto, sono in attesa dei committenti di un vergognoso “contratto” di maternità surrogata.

Nel video compare la Signora Marina, amministratrice dell’albergo Venezia, che così esordisce:

“Buongiorno cari genitori,

mi chiamo Marina, sono l’amministratrice dell’albergo Venezia. I vostri bambini sono monitorati giorno e notte dalle nostre baby sitter nella stanza materna.

Ogni giorno le tate passeggiano con loro all’aria aperta e li lavano. Attualmente nel nostro hotel ci sono 46 bambini, 4 neonati sono stati portati da noi ieri sera.

Ci sono bambini di genitori di diversi Paesi, come America, Italia, Spagna, Francia, Cina, ma anche Bulgaria, Austria, Messico e Portogallo.

I manager fanno vedere i bambini ai loro genitori tramite internet, inviando loro foto e video. Danno informazioni sul loro stato salute, sul peso e su cosa mangiano.

Ci spezza il cuore questa situazione, ma speriamo che a breve i genitori possano venire dai loro figli. Quindi non preoccupatevi: la salute dei vostri bambini è in buone mani.

L’hotel è chiuso per la quarantena, le tate vivono qui e abbiamo escluso tutti i contatti con l’esterno”.

Questo appello non va visto come un semplice fatto di cronaca, ma è portatore di un grido non più silenzioso, che riguarda la natura, il mistero e lo splendore dell’evento nascita, che grazie agli sviluppi della scienza, che in una società liquida, ormai in declino, si discosta dall’assoluto rispetto della dignità della vita e da ogni possibile armonia del nascere.

Varcando in negativo le grandi positive frontiere scientifiche, sconvolge completamente la verità del nascere, che vede la donna, madre fecondata, aprirsi alla vita nel nome del padre e nel nome della madre per proiettarsi sul più piccolo dei piccoli: l’embrione.

Nella nostra contemporaneità, la medicina della riproduzione, disciplina che si occupa della salute riproduttiva dell’uomo e della donna e della tutela del nascituro, viaggia su binari divergenti, sconvolgendo gli iniziali progetti di integerrimi ricercatori, positivamente chiamati ad esplorare le complesse e complementari armonie biologiche del nostro corpo.

Improvvisamente tutti siamo interrogati da una innovativa situazione, quale quella della locazione dell’utero.

In sostanza la scienza rende possibile il realizzarsi di perverse dinamiche, in forza delle quali il nato non ha più legami biologici né con la donna della coppia committente e nemmeno con la donna che lo ha accettato nel suo grembo, in virtù di un contratto di maternità ospitante.

Non è solo la maternità per sostituzione che ci preoccupa, ma la donazione di ovuli, di spermatozoi, le mescolanze riproduttive, le biotecnologie applicate alla generazione e tutte le altre ipotesi relative alle eventuali dispute sui possessi embrionali, sulle rivendicazioni di proprietà di embrioni concepiti o nati in stato di abbandono.

Sulla base della letteratura chiamiamo “maternità surrogata” l’accordo attraverso il quale, donna consenziente volontariamente, o dietro compenso, o a titolo gratuito e quindi donativo concede a tempo il proprio utero, cioè si presta ad avere una gravidanza e a partorire un figlio, non per sé, ma in nome e per conto di altri, di altra persona, committente diventando contraente di vero e proprio rogito, stipulato tra lei e un’altra donna o un’altra coppia o un maschio gay o un single, andando a costituire quella che con un linguaggio addolcito e politicamente corretto, viene definita “famiglia allargata per gestazione donativa”.

Questa enunciazione edulcorata, certamente potrebbe non considerarsi completa, atteso che le tecniche di riproduzione assistita hanno varcato limiti impensabili e sono giunte oggi a de-localizzare tutte le fasi della gravidanza: ovulazione in una, fecondazione altrove (altra donna o laboratorio anziché le tube che sono luogo naturale per la fecondazione), la sede di iniziale e intermedio sviluppo (laboratorio), per poi essere trasferita in quella definitiva di impianto, ossia l’“utero di accoglienza”.

Le tecniche di PMA sono in grado di de-localizzare temporalmente anche le fasi della riproduzione attraverso il congelamento, la conservazione, il trasporto, il commercio, l’esportazione e l’importazione dei gameti, la crioconservazione nel tempo, anche senza limiti, in attesa che venga scelta la sede definitiva di impianto, ossia un qualsiasi utero di qualsiasi donna, disponibile al momento del bisogno.

Non è fantascienza!

Sono le moderne tecniche di riproduzione, in grado di controllare, momento per momento, la filiera riproduttiva, dalla selezione dei gameti maschili e femminile, freschi o congelati, alle sempre più giovanissime donne, schiave gestazionali per contratto o per procura.

Gli obblighi da rispettare sono sanciti da un contratto fra il o i committenti, come avviene nei banali e usuali contratti commerciali. Committente è chi di fatto ordina un figlio e paga tutte le procedure necessarie per averlo mediante questi percorsi; Contraente è la donna che accetta di portare avanti la gravidanza a pagamento e di rinunciare al figlio appena nato.

La vita sul nascere, ossia quel vero e superlativo miracolo del mondo, nella nostra contemporaneità e nella società globalizzata quando nascerà potrà stazionare nel “supermarket” in attesa che si concluda la sua alienazione o vendita per contratto.

Ebbene sì! E’ questa la verità di una società che ha preso congedo da ogni principio di natura ed è in preda a poteri globalizzati ed occulti, privi di riferimenti valoriali: la nascita si sgancia da ogni progetto di unità genitoriale e si allontana sempre più da ogni possibile riferimento antropologico, in netta violazione di ogni possibile dignità, ascrivibile ai piccoli concepiti/nati.

La percezione morale, seppur annunciata, non è più per nulla praticata!

Proviamo a chiederci cosa può avvenire quando si passa in questo delicatissimo e importantissimo periodo della nostra vita, da un ambiente di accoglienza ad un altro…Potrà il concepito abituarsi ai sapori, alla voce, al carattere di una donna che non è la mamma, donna che dopo la nascita scomparirà? Quale altra mamma o quale padre lo riabbraccerà?

Nessuno lo sa, nemmeno noi lo sappiamo! Le ricerche non presentano sufficienti elementi di giudizio: è certo che questa situazione, non solo secondo me, desta specifiche preoccupazioni.

Cosa si profila durante la gravidanza se la mamma presta l’utero?

La vita dell’embrione e del feto sarà sempre e positivamente basata su sensibili affetti e su scambi ormonali e sensoriali tra mamma e feto? O questi scambi saranno surrogazioni di (in)sensibili affetti?

Il commercio dei gameti, la disponibilità degli uteri terzi, surrogati o sostitutivi cosa rappresentano? Una positiva e innovativa sperimentazione di amore? O la più grande e palese violazione dei diritti del nascituro? Ovvero spregiudicati attentati al registro neurosensoriale e psico-emotivo del feto proprio nel più delicato momento dell’origine della sua vita?

Sono in molti ad allearsi con una scienza spregiudicata, senza alcun timore e senza difendere la vita più innocente, sempre più aggredita e lacerata dagli stessi strumenti tecnico-scientifici. Ancora, in un mondo altamente economicizzato nel quale l’economia sovrasta il rispetto della persona abbiamo perso proprio il senso di ogni sistema! Per poi sostituirlo con che cosa? E quali sono le regole che questa società antepone? L’essere umano più piccolo al mondo è aggredito e lacerato da una tecnica che corrompe persino i ritmi naturali della vita della donna (vedasi la PMA dopo la menopausa) che ovviamente incrina ogni positiva esperienza procreativa. Il mondo visto da una provetta ha colori sicuramente diversi rispetto a quelli che si scorgono in natura. Volere un figlio e volerlo come desiderio, è esigenza assolutamente legittima! Volerlo ad ogni costo o costruirlo, in assenza di complementarietà, con un agire tecnico invasivo può costare un prezzo troppo alto. L’egoistica asimmetria potrebbe addirittura costituire un larvato, o forse anche un non troppo larvato maltrattamento per il feto e per il neonato.

Tanti miei amici autorevoli, politici (Quagliariello, Giovanardi, Roccella, Tarzia) e non, ma anche innumerevoli altre persone, nonchè associazioni, gruppi e movimenti (e fra questi l’Associazione Medici Cattolici Italiani), hanno nei giorni scorsi lanciato un appello ai governi internazionali, affinché si interrompano tutte le filiere di intermediazioni clientelari riproduttive, vere e proprie isterie del progresso, capaci di creare fattispecie impensabili fino a pochi anni or sono. L’appello è rivolto ai nostri governanti ed io mi auguro che sia prontamente accolto.

Certamente occorre tanta, tanta, tanta onestà intellettuale!

Ed è proprio questa onestà, lealtà e rispetto delle tradizioni che oggi io mi accingo a riproporre, riscrivendo in questo complesso e drammatico 2020, contestualmente alla nostra tremenda esperienza del Covid, quanto preconizzato nel 1847 da Karl Marx in “Miseria della filosofia”.

E venne un tempo…  
E venne infine un tempo in cuitutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabiledivenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato;
il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate,donate ma mai vendute,acquisite ma mai acquistatevirtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. –tutto divenne commercio.È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o,per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica,divenuta valore venale, viene portata al mercatoper essere apprezzata al suo giusto valore.Karl Marx, Miseria della Filosofia (1847)
Mi auguro che il tempo venga e che ci sia concesso di riflettere molto, direi moltissimo e seriamente su queste problematiche e su queste nuove schiavitù!

Mi auguro che finalmente possa riscriversi, a grandi caratteri, lo statuto del concepito e dell’embrione umano, che è sin dal suo esordio uno di noi.

Ai bambini e alle madri coinvolte dall’ignobile pratica dell’utero in affitto dovremmo chiedere perdono, a nome dell’umanità per questo efferato crimine che è anche crimine nei confronti dell’umanità.

(ALESSANDRO ARGENTINA – Fuga in Egitto, Olio su tela 60×80)

https://www.giornaledipuglia.com/2020/05/nati-da-utero-in-affitto.html