Documento AMCI sui riflessi sanitari della pandemia da Sars-Cov-2

Nel dibattito suscitato dalle gravi conseguenze sanitarie e sociali della pandemia da Covid-19 la sezione ambrosiana dell’Associazione Medici Cattolici si è interrogata sulla questione dei valori sottesi alle scelte in ambito di sanità pubblica, non certo per distinguere colpe o meriti, ma come occasione non rinviabile di ripensare ai fondamenti della nostra cultura. Vogliamo offrirne alcune riflessioni che ci stanno a cuore:

La possibilità di malattie inguaribili e difficilmente prevedibili come le pandemie esiste e non è alla nostra portata una garanzia assoluta di salute. Occorrerà tuttavia affrontare in futuro la prevenzione e gestione dei nuovi bisogni metropolitani e delle ricorrenti emergenze planetarie come il Magistero ambrosiano ci ha raccomandato a più riprese “secondo l’ottica di uno Stato sociale che sappia coniugare insieme assistenza e produttività, efficienza e qualità, giustizia e solidarietà” (C.M. Martini).

La limitatezza di risorse non debba mai ripercuotersi sulla popolazione più fragile “così da escludere dalle cure sanitarie alcune stagioni della vita, come la vecchiaia” (S. Giovanni Paolo II). Una particolare attenzione deve essere espressa verso vecchi, disabili, fragili e ricoverati in case di riposo, ritenuti meno degni di cure, e consegnati alla solitudine e a percorsi disperanti (E.Bianchi).

In accordo con il documento del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) dell’8 aprile 2020 ribadiamo che il rispetto dei principi di giustizia, equità e solidarietà… metta in atto tutte le strategie possibili, anche di carattere economico organizzativo, per far sì che sia garantita l’universalità e l’accessibilità delle cure.

Ogni istituzione sanitaria sarà sempre un presidio inadeguato alla malattia, ma deve tendere a migliorarsi continuamente ed essa rimane in ogni caso uno strumento al servizio della comunità, a partire dalla massima protezione offerta in primis ai Sanitari.

Il soggetto del servizio sanitario è la persona! Non l’istituzione. L’istituzione è il mezzo attraverso cui l’operatore sanitario in forza della sua decisione, liberamente assunta, si prende cura della persona ammalata. Una vocazione medica intesa come l’intenzione originaria di una solidarietà con chi soffre che non è solo prossimità ma competenza che cura e guarisce, scienza che offre speranza (M. Delpini, Lettera ai Medici).

La straordinaria e generosa risposta mostrata dagli operatori sanitari, oltre le ordinarie mansioni e spesso in assenza di coordinamento, ha confermato la fedeltà ad una relazione di cura che l’istituzione deve difendere e promuovere come il valore preminente e non sacrificabile ad alcuna esigenza economica o organizzativa.

L’esperienza della pandemia richiede un ripensamento globale della struttura organizzativa in grado di realizzare un’efficace continuità assistenziale di cura integrata fra rete ospedaliera e medicina territoriale.

Le decisioni estreme sul “cosa fare” o “chi scegliere” devono essere lasciate al giudizio prudenziale dei medici che decidono, secondo scienza e coscienza, indipendentemente dall’età anagrafica dei pazienti.  

I Medici Cattolici chiedono infine alle Istituzioni di ascoltare con grande considerazione le richieste di medici ed infermieri e di proteggerli adeguatamente, proprio perché essi sono interpreti affidabili del grande bisogno dei cittadini.

Nella convinzione che si tratti di un’occasione per avviarsi sulla strada di una leale collaborazione tra tutti gli attori, con una stima ed amicizia vicendevoli, incoraggiamo l’azione dei governanti, chiamati in quest’ora storica ad essere protagonisti nel dimostrare forza e capacità politica.

per il Direttivo dell’ Associazione Medici Cattolici sezione di Milano

Alberto Cozzi, Presidente

26/4/2020

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