Assistenza sanitaria e opere di misericordia

La storia dell’assistenza sanitaria è strettamente legata alla storia del Cristianesimo ed è straordinario come il messaggio di alcuni passi dei Vangeli abbiano provocato un cambiamento radicale della concezione delle cause della malattia, della considerazione dell’infermo, dell’assistenza agli infermi e dell’etica sanitaria.

Cause della malattia: l’episodio dell’uomo cieco dalla nascita, descritto nel Vangelo secondo Giovanni, mostra il superamento della vecchia concezione della malattia, cioè che una malattia sarebbe la conseguenza di una colpa, e, per individuarne la causa, si dovrebbe cercare il “colpevole”:

«E passando, vide un uomo cieco fin dalla nascita. E i suoi discepoli gli domandarono: “Maestro, chi ha peccato lui o i suoi genitori, per essere nato cieco?” Rispose Gesù: “Né lui, né i suoi genitori hanno peccato, ma è così, perché si manifestino le opere d’Iddio”» (Gv 9,1-3).

San Giovanni Paolo II ricorda: “Se è vero che la sofferenza ha un senso come punizione, quando è legata alla colpa, non è vero, invece, che ogni sofferenza sia conseguenza della colpa ed abbia carattere di punizione».
Atteggiamento nei confronti del sofferente: La parabola del buon Samaritano insegna che si devono aiutare tutte le persone che soffrono, non solo quelle alle quali siamo particolarmente legati.

Assistenza agli infermi: Nella parabola del buon Samaritano (Lc 10, 25-37) c’è una figura che rimane in ombra, l’oste. L’aiuto si deve concretizzare anche in un’assistenza pratica e professionale. Si deve ricordare che dalla radice latina di ospite e ospitare derivano diversi termini delle lingue moderne, come oste, osteria, ostello, hotel ma anche ospizio e ospedale. Vedere nell’ospitalità dell’oste una prefigurazione dell’ospedale non è una forzatura, se si tiene conto che in Francia alcuni ospedali sono ancora chiamati “Hôtel Dieu”.

Ethos professionale: La figura del buon Samaritano presenta diversi aspetti. Da una parte può rappresentare il modello per chi assiste gli infermi, e in molti paesi volontari della sanità sono chiamati Samaritani.

Dall’altra vi sono immagini sacre che rappresentano il buon Samaritano come Gesù che si prende cura del malcapitato e lo affida all’oste. Una frase può caratterizzare l’ethos dei sanitari cristiani: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno». C’è l’invito a chi assiste gli infermi a fare tutto il possibile, anche più di quello pattuito all’inizio, perché l’impegno sarà retribuito successivamente. E il buon Samaritano annuncia il suo ritorno, quasi “una seconda venuta”.

Per l’etica cristiana gli infermi da assistere sono affidati direttamente da Gesù, con l’invito a fare di più di quanto umanamente pattuito, per la particolare dignità del paziente e perché tutto quello che si fa in più avrà un altro tipo di retribuzione: «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt, 25, 35-36).

Nascita della diaconia

Questi principi sono messi in pratica già nelle prime comunità cristiane e ben presto si rende necessario creare un servizio particolare, la diaconia, come scrive il papa emerito Benedetto XVI nell’Enciclica Deus caritas est:
«Gli Apostoli, ai quali erano affidati innanzitutto la “preghiera” (Eucaristia e Liturgia) e il “servizio della Parola”, si sentirono eccessivamente appesantiti dal “servizio delle mense”; decisero pertanto di riservare a sé il ministero principale e di creare per l’altro compito, pur necessario nella Chiesa, un consesso di sette persone. Anche questo gruppo però non doveva svolgere un servizio semplicemente tecnico di distribuzione:

dovevano essere uomini “pieni di Spirito e di saggezza“ (cfr. At 6, 1-6). Ciò significa che il servizio sociale che dovevano effettuare era assolutamente concreto, ma al contempo era senz’altro anche un servizio spirituale; il loro perciò era un vero ufficio spirituale, che realizzava un compito essenziale della Chiesa, quello dell’amore ben ordinato del prossimo. Con la formazione di questo consesso dei Sette, la “diaconia” — il servizio dell’amore del prossimo esercitato comunitariamente e in modo ordinato — era ormai instaurata nella struttura fondamentale della Chiesa stessa».

Benedetto XVI descrive la diaconia come «servizio dell’amore del prossimo esercitato comunitariamente e in modo ordinato». La solidarietà umana non è una prerogativa del Cristianesimo, ma con il Cristianesimo le opere di misericordia corporale vengono esercitate in modo comunitario, ordinato e organizzato. E lo sviluppo di questa organizzazione è stata strettamente legata alla storia della Chiesa.

Nascita dell’ospedale

Con la crescita delle comunità cristiane anche l’assistenza diventa più complessa, ma solo «più tardi, — affermava il venerabile Pio XII (1939-1958) — quando la Chiesa poté svilupparsi e ordinarsi liberamente, sorsero anche i primi nosocomi». Dopo l’editto di Costantino del 313 d.C. è stato possibile organizzare l’assistenza sanitaria non solo come diaconia a livello di comunità locale, ma a costituire quella che si potrebbe chiamare una caritas diocesana sotto la responsabilità diretta del vescovo. San Basilio il Grande, vescovo di Cesarea in Cappadocia (329 o 330-379), oggi Kayseri nell’Anatolia orientale, ha fondato un complesso per l’assistenza e la cura, chiamato Basiliano o Basiliade, che «era quasi una seconda città, autosufficiente ed autonoma, e comprendeva tutti i gradi dell’assistenza ospedaliera: la prevenzione, la cura e l’assistenza sociale». Proprio per la completezza dell’offerta di assistenza il Basiliano viene considerato il primo ospedale nella storia dell’umanità. L’ospedale può essere considerato un’invenzione del Cristianesimo.

Sviluppi dell’assistenza sanitaria

Non è possibile descrivere nel dettaglio la storia dei rapporti tra Cristianesimo e assistenza sanitaria, bastino alcuni cenni:

Il capitolo XXXVI della regola di san Benedetto (480 circa-547) sull’assistenza agli infermi è all’origine dello sviluppo della medicina monastica, che per secoli ha rappresentato la forma più differenziata di assistenza sanitaria;

Concili hanno preso importanti decisioni in campo sanitario, per esempio il Concilio V di Orleans (549), in Francia, prescriveva che ciascun vescovo provvedesse di cibo e di vesti i lebbrosi della propria diocesi con il denaro della propria chiesa;

Un monaco benedettino, Costantino Africano (1020 circa-1087), con le sue traduzioni in latino di testi di medicina arabi ha migliorato il livello scientifico della scuola di medicina di Salerno che può essere considerata il prototipo delle facoltà universitarie di medicina.

Nel Medio Evo, oltre agli ordini ospedalieri, che assistevano malati di ogni tipo, sono nati ordini religiosi per affrontare emergenze sanitarie particolari, come i Lazzaristi per i malati di peste e i canonici regolari di Sant’Antonio per le epidemie di ergotismo.

Nell’epoca della Controriforma c’è stato un fiorire di iniziative, grandi e piccole, con la fondazione di ospedali, ospizi, case di cura di ogni genere. Per non parlare dei grandi ordini religiosi fondati da san Giovanni di Dio (1495-1590), i Fatebenefratelli, e da san Camillo de Lellis (1550-1614), i Camilliani.

La chiesa cattolica: la più grande organizzazione sanitaria a livello mondiale

Grazie all’impegno concreto nel campo delle opere di misericordia, le istituzioni cattoliche rappresentano la più grande organizzazione sanitaria a livello mondiale e in molti casi sono attive dove l’assistenza pubblica e privata non arrivano, cioè nelle “periferie” di ogni tipo. Secondo l’Annuario statistico della Chiesa organizzazioni ecclesiastiche gestiscono 5.158 ospedali, 16.523 ambulatori, 612 lebbrosari, 15.679 case per anziani, malati cronici e invalidi, 9.492 orfanotrofi, 12.637 giardini d’infanzia, 14.576 consultori matrimoniali, 3.782 centri educativi oltre a 37.601 organizzazioni di altro tipo, per un totale di 116.060 istituzioni.

Il messaggio cristiano ha ispirato lo sviluppo dell’assistenza sanitaria, ma l’allontanamento dai principi cristiani, se non la loro dichiarata negazione, sta provocando un’involuzione, una disumanizzazione della medicina con pratiche come l’aborto, tecniche eugenetiche e manipolazioni genetiche, il suicidio assistito e l’eutanasia.

Ermanno Pavesi
Segretario Generale della FIAMC

1.- Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Salvifici doloris, 11 febbraio 1984, N. 11.
2.- Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 25 dicembre 2005, N. 21.
3.- Pio XII, Discorso al personale ospedaliero di Roma, Mercoledì, 21 maggio 1952. http://w2.vatican.va/content/pius-xii/it/speeches/1952/documents/hf_p-xii_spe_19520521_personale-ospedaliero.html.
4.- Maria Luisa Di Pietro, Elio Sgreccia, Il contributo della Chiesa all’etica medica, in Storia della medicina e storia dell’etica medica verso il terzo millennio, a cura di Elio Sgreccia, Rubbettino, Soveria Mannelli (Catanzaro) 2000, pp. 173-174.
5.- Cfr. Andrew T. Crispin, From Monastery to Hospital. Christian Monasticism & the Transformation of Health Care in late Antiquity, The University of Michigan Press, s.l. 2005, in particolare le pp. 103-120.
6.- Cfr. Michel Mollat, Les premiérs hôpitaux (VIe-XIe Siècles), in Histoire des Hôpitaux en France, sous la direction de Jean Imbert, Privat, Tolosa 1982, pp. 13-32 (p.17).
7.- Secretaria Status, Annuarium statisticum ecclesiae 2014, Libreria Editrice Vaticana, p. 365.