Barriere critiche allo strapotere digitale

· Giornata multidisciplinare sui giovani e la rete ·

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Di fronte all’abbrutimento digitale è necessaria un’esigente educazione della coscienza morale. È quanto suggerisce Bernard Ars, presidente dei medici cattolici del Belgio, che ha constatato come la tecnica aderisca alla pelle nel senso letterale del termine: il 95 per cento degli studenti dorme con il telefono cellulare a portata di mano. Nell’era digitale la cultura della rapidità domina le decisioni e le relazioni. Ars lo ha spiegato in una giornata di studio su «Bambini e giovani nell’era digitale. Rischi e opportunità educative» organizzata il 14 marzo a Barcellona nel Palau Macaya dalla Fondazione Casa de Misericòrdia, in collaborazione con la Fiamc, la Federazione internazionale delle associazioni mediche cattoliche, in partenariato con l’Obra Social La Caixa e il portale Aleteia. Incontro che ha mostrato la necessità di una risposta multidisciplinare a pericoli, molestie e dipendenze grazie alla partecipazione di antropologi, giuristi, rappresentanti delle forze dell’ordine nazionali e regionali (Guardia civil e Mossos d’esquadra), giornalisti, medici i quali hanno esposto vantaggi e rischi del digitale.

Josep Maria Simón, patrono della Fondazione Casa de Misericòrdia e artefice dell’incontro tra esperti per dissertare sulla perdita dell’intimità o sulle nuove dipendenze digitali, si è mostrato favorevole a elaborare proposte positive alle famiglie e all’ambito educativo. La giurista María Salas ha poi sottolineato l’esigenza di una legislazione internazionale che garantisca i diritti dei minori e il pediatra Joaquín Callabed ha attribuito il «rifugio digitale» alle carenze affettive.

I valori dei giovani sono stati al centro dell’intervento di Josep Lluís Micó, che insegna giornalismo all’università Ramon Llull e che ha presentato alcuni dati per mostrare il disinteresse giovanile nell’ambito digitale quando si tratta di cercare e condividere materiale religioso. Micó — coautore di un libro dell’Observatorio Blanquerna de Comunicación, Religión y Cultura sui valori degli adolescenti e dei giovani e il loro vincolo con la religione — ha disegnato un panorama mondiale in cui i bambini e le bambine accedono sempre più precocemente alla tecnologia, arrivando ad avere un dispositivo mobile addirittura all’età di otto anni, senza alcuna sorveglianza degli adulti. «Noi adulti siamo in gran parte analfabeti digitali, per cui dobbiamo imparare a educare con le tecnologie e nelle tecnologie» ha affermato il pediatra Josep Argemí.

Ottimisti rispetto al futuro, i diversi esperti hanno affrontato temi come il bullismo informatico, che intensifica quello scolastico, le tattiche digitali dei maniaci sessuali e la dipendenza dal gioco, facilitata dal pagamento in rete. «Il mondo virtuale è un nuovo spazio di relazione e, pertanto, un nuovo spazio aperto alla violenza tra i giovani» ha avvertito Pedro Garrido, ufficiale della Guardia civil.

Sullo sfondo degli enormi progressi dell’era digitale vi sono interessi economici altrettanto giganteschi di cui bisogna avere coscienza, ha affermato concludendo la giornata il direttore dell’Osservatore Romano. «Resistere al cambiamento sarebbe impossibile, oltre che poco intelligente» per gli indubbi vantaggi di un buon uso del digitale — ha detto tra l’altro — ma si deve tenere presente che «nell’era digitale vi è soprattutto una questione di libertà, che va difesa». E ha concluso che occorre educare a un rigoroso e avvertito spirito critico i più giovani perché innalzino le necessarie barriere in un mondo digitale di cui bisogna valorizzare gli aspetti positivi.

da Barcellona
Miriam Díez Bosch

http://www.osservatoreromano.va/vaticanresources/pdf/QUO_2018_062_1603.pdf