Don Michele Aramini

Articolo pubblicato su Avvenire di giovedì 4 luglio 2019

Il periodo estivo non deve farci dimenticare che sono all’orizzonte importanti scadenze sui temi bioetici fondamentali, come quelli del fine vita. Ricordiamo che la Corte costituzionale ha invitato il Parlamento a prendere posizione entro settembre sulla questione del suicidio assistito.Per questa ragione la Chiesa Italiana sente doverosa la sua partecipazione alla discussione e interverrà a breve con un suo documento, nel quale si preciseranno gli elementi essenziali della posizione cattolica, seguendo l’insegnamento di papa Francesco.Proprio di questo insegnamento vogliamo richiamare gli aspetti più importanti, presentati in diversi suoi recenti pronunciamenti.Innanzitutto, centralità della persona umana.A papa Francesco sta certamente molto a cuore la riaffermazione anche teorica del valore unico della persona umana. Ma egli non vuole fermarsi solo sul campo della teoria teologica e bioetica.

In ogni campo e in ogni situazione il Papa si preoccupa delle persone concrete. Per questa ragione le questioni bioetiche sono inserite nel suo più vasto progetto di fraternità universale, nel servizio che la Chiesa è chiamata a rendere a ogni persona, quale creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio. Proprio per questo punto di partenza il papa ribadisce un no chiaro e fermo all’eutanasia.Perché essa non è la risposta che chiedono coloro che sono più fragili nella nostra società. Accettarla significherebbe introdurre la via d’uscita comoda per le vite di scarto. Per il Papa questo sarebbe una vera ferita all’umanità e alla civiltà autentica delle nostre società.Papa Francesco sa bene che la domanda di eutanasia è propria di frange radicali e libertarie, i cui membri quasi sempre hanno tutti i mezzi che desiderano per curarsi nella maniera più adeguata.Perciò Francesco ripropone i grandi motivi teorici che motivano il rifiuto dell’eutanasia. Infatti, l’eutanasia è violazione del comandamento di Dio e della trascendenza della persona. Inoltre, l’eutanasia è una forma sbagliata di libertà, perché viola le relazioni di cura tra gli uomini e le relazioni di solidarietà sociale. E ancora, non c’è vera domanda di eutanasia nella società, ma ci sono forze culturali e politiche che vogliono fabbricare ad arte questa domanda, per generare una società senza prossimità, sotto l’apparenza dell’autonomia personale.Ma accanto a queste ragioni il Papa pone la grande questione della cura degli ultimi. Egli colloca tra gli ultimi tutti gli esseri umani bisognosi di cura ed in particolare, per il tema di cui ci siamo interessati, tutti coloro che sono giunti in una fase della vita in cui la fragilità rende il bisogno di cura e di assistenza più pressante.

L’insistenza del Papa nel combattere contro la globalizzazione dell’indifferenza, non può non toccare un tema delicato come quello dell’eutanasia. Crediamo che si possa interpretare il pensiero del Papa dicendo che l’introduzione dell’eutanasia rappresenterebbe una forma estrema di globalizzazione dell’indifferenza, mentre il suo rifiuto esprime l’impegno a realizzare relazioni solidali, di cui tutti abbiamo bisogno e specialmente i malati in condizioni terminali.Accanto al rifiuto dell’eutanasia il Papa esprime una vera preoccupazione per l’autonomia e la dignità della persona umana malata, che potrebbe essere minacciata da una medicina aggressiva. Per questo,a proposito dell’accanimento terapeutico, rischio che si corre ancora oggi quando si entra in certi percorsi terapeutici, papa Francesco chiede che la libertà della persona malata sia continuamente interpellata e rispettata. Il Papa sottolinea il ruolo principale della persona malata nella decisione di proporzionalità delle cure. Tutto ciò senza aprire nessuna porta all’abbandono terapeutico dei pazienti, i quali vanno sempre e comunque curati fino alla morte naturale.L’ultima notazione che merita di essere fatta è relativa al grande equilibrio e connessione che si ritrova nell’insegnamento del Papa tra i principi teologico-morali e i bisogni autentici delle persone.Con le sue argomentazioni Francesco invita tutti i credenti e gli uomini di buona volontà a confrontarsi in maniera profonda e onesta su ciò che conta.

Lo stimolo di Francesco arriva pure ai non credenti. Infatti, il Papa vuole aprire ponti di comunicazioni anche con coloro che hanno posizioni etiche diverse. I quali sono chiamati anch’essi a non chiudersi in discorsi teorici di carattere ideologico, come accade frequentemente, ma a confrontarsi con le persone concrete, la loro dignità e i loro bisogni.In definitiva, le posizioni di papa Francesco non permettono di giocare al riparo delle proprie ideologie, ma invitano ad andare al cuore dei problemi con il metodo del discernimento a servizio della persona e con l’atteggiamento della prossimità responsabile, senza i quali non si fanno buone scelte etiche.