Dopo che il 12 febbraio la Corte costituzionale ha accolto il ricorso di una persona trovata in possesso di 3,8 chili di hascisc e ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli della legge Fini- Giovanardi, molti politici e organi d’informazione hanno inneggiato alla sua “abolizione” e in particolare alla presunta sconfessione dell’equiparazione tra droghe leggere e pesanti. Di fatto, la dichiarazione di incostituzionalità ha riguardato solo la procedura di conversione del decreto-legge e non è entrata nel merito del contenuto della legge stessa. In questa occasione sono state avanzate richieste di una politica più liberale nei confronti delle droghe.
Anche in altri paesi vi sono lobby che si impegnano per la depenalizzazione se non per la legalizzazione dell’uso di sostanze stupefacenti o per lo meno di quelle contenenti cannabinoidi, le sostanze attive presenti nell’hascisc e nella marijuana. Di fronte alle proposte di legalizzazione della marijuana negli USA, la più importante società americana di medicina delle dipendenze, l’ASAM – American Society of Addiction Medicine, ha elaborato nel 2012 un “Libro bianco” per controbattere le tesi a favore della droga e per mettere in guardia politici e opinione pubblica dai pericoli della sua legalizzazione. L’ASAM sostiene che il consumo di marijuana non è innocuo, che è nocivo alla salute e può provocare dipendenza e disturbi psichici anche gravi, come le psicosi, e un peggioramento dei loro sintomi, influenzandone negativamente il decorso. L’effetto nocivo sul sistema nervoso centrale è tanto più accentuato quanto più precoce è l’inizio del consumo, per questo l’Accademia americana di pediatria sostiene che «basandosi sull’esperienza con alcool e tabacco la legalizzazione della marijuana avrebbe un effetto negativo sulla gioventù». L’effetto della marijuana diminuisce la capacità di eseguire correttamente prestazioni complesse, come la guida di un veicolo a motore, ed effettivamente incidenti, feriti e morti sulla strada dovuti alla marijuana costituiscono attualmente uno dei maggiori rischi per la sicurezza stradale negli Stati Uniti.
Un argomento invocato a favore della legalizzazione è l’effetto positivo su sintomi di alcune malattie, per esempio su dolori e spasmi muscolari della sclerosi multipla. L’ASAM ritiene opportuno studiare il profilo di azione dei componenti attivi della marijuana (sono molte decine) e, individuati quelli più efficaci e con meno effetti collaterali, preparare medicinali standardizzati, che, dopo la registrazione come avviene per tutte le altre medicine, vengano venduti in farmacia su prescrizione medica. Analogamente a quanto avvenuto con l’effetto analgesico dell’oppio: partendo dalla struttura della morfina l’industria farmaceutica ha sviluppato analgetici anche cento volte più potenti e molto più maneggevoli nella terapia. Questo è anche il parere del Comitato permanente del Senato degli USA sul controllo internazionale delle droghe: «Noi crediamo che la migliore via sia quella di concentrare le risorse per lo sviluppo di medicine alternative in un processo regolato dalla Federal Drug Administration – cioè l’organo di controllo sulla registrazione dei medicinali – piuttosto che legalizzare la marijuana».
L’ASAM riconosce che attualmente i danni provocati da alcool e tabacco possono essere superiori a quelli provocati dalla marijuana, ma ricorda al proposito il parere del College on Problems on Drugs and Dependance: «I costi per la salute delle droghe illegali possono ben raggiungere o superare quelli di alcool e tabacco se viene modificato il loro stato legale e il loro uso aumenta bruscamente». Secondo il “Libro bianco” tale aumento sarebbe inevitabile poiché il consumo di una sostanza correla con la percezione della sua pericolosità e con la facilità con cui può essere acquistata. Il “Libro bianco” mette anche in dubbio la tesi che la legalizzazione eliminerebbe il traffico illegale e quindi il coinvolgimento della criminalità organizzata. I progetti di legalizzazione prevedono una tassazione della marijuana analoga a quella dell’alcool e del tabacco, ma il corrispondente aumento del prezzo al consumo continuerebbe a rendere attraente il traffico per la criminalità organizzata, eventualmente interessata in modo particolare a quei consumatori, come i minori, esclusi dall’acquisto legale.
I rischi di tutte le complicazioni sarebbero poi aggravati dal fatto che nel corso del tempo sono state selezionate specie di piante con una percentuale di componenti attivi più elevata. E dal gennaio del 2013 in Olanda marijuana con un contenuto elevato del componente attivo THC- tetraidrocannabinolo viene considerata come una droga pesante.
Il “Libro bianco” arriva quindi a queste conclusioni:

– L’uso della marijuana non è né sicuro né innocuo. La marijuana contiene cannabinoidi psicoattivi che producono in alcuni consumatori una sensazione di piacere, in altri un senso di disagio e in altri consumatori perfino idee di persecuzione. I cannabinoidi interagiscono con circuiti cerebrali con modalità simili agli oppiacei, alla cocaina e ad altre droghe che danno dipendenza.
– Disturbi provocati dal consumo di marijuana sono un problema di salute serio e diffuso.
– L‘uso di marijuana è associato a effetti collaterali per la salute, come il danno di organi e tessuti specifici e deterioramento del comportamento e delle funzioni neurologiche. In particolare può peggiorare la capacità di assolvere compiti complessi, come la guida di un veicolo a motore.
– Incidenti, decessi e feriti dovuti alla marijuana costituiscono attualmente uno dei maggiori rischi per la sicurezza stradale negli Stati Uniti.
– La legalizzazione della marijuana porterebbe probabilmente l’opinione pubblica in generale, e i giovani in particolare, a considerare la marijuana meno dannosa di quanto non lo sia. Una diminuzione della “percezione dei pericoli” associati all’uso della marijuana causerebbe una crescita della percentuale dei consumatori e un aumento dei disturbi dovuti al suo uso, compresa la dipendenza.
– L’uso di marijuana è associato a un incremento dell’incidenza di psicosi e al peggioramento dei sintomi. Facilitare la disponibilità e l’accesso alla marijuana molto potente provocherebbe un amento della percentuale dei consumatori e potrebbe causare un aumento della percentuale di disturbi psicotici.
– Un aumento dell’incidenza e della gravità di disturbi collegati al consumo di marijuana, compresa la dipendenza, aumenterebbe la domanda di servizi di cura. Già ora, nella nostra nazione i servizi di cura delle dipendenze non sono adeguati per affrontare le richieste correnti di terapia.
– Entrate previste provenienti dalla tassa sulla marijuana legale sarebbero molto minori dei costi provocati dal maggior consumo di marijuana e probabilmente non sarebbero destinate a queste necessità, così come le entrate delle tasse su tabacco e alcool non sono destinate ai costi sanitari provocati dal loro consumo.
Dott. Ermanno Pavesi
Segretario generale della FIAMC Federazione Internazionale della Associazioni dei Medici
Cattolici
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