La notizia, contenuta in un recente libro, che papa Francesco quando era ancora in Argentina è stato in trattamento da una psicoanalista per un periodo di sei mesi non ha fatto solo molto scalpore per la notizia in sé, ma ha anche dato adito a considerazioni generali sulla valutazione della psicoanalisi da parte della Chiesa cattolica, dopo le chiare condanne del passato. Commenti comparsi sui mezzi di informazione hanno ritenuto di poter constatare presunte contraddizioni, o cambiamenti nei giudizi, tra condanne della psicoanalisi del passato, riconoscimenti della liceità di certe terapie praticate da psicologi e il fatto che il papa sia stato in trattamento da una psicoanalista.

I termini psicoanalisi, psicologia del profondo e psicoterapia presentano certe analogie e in certi casi possono addirittura essere utilizzati come sinonimi, ma è necessario chiarirne le differenze per evitare malintesi e trarre indebite conclusioni.

Psicoanalisi

La psicoanalisi è una teoria e una pratica terapeutica, successivamente applicata anche in molti altri campi, sviluppata dal medico viennese Sigmund Freud (1856-1939).

Nei secoli precedenti molti filosofi e psicologi, ma non tutti, avevano adottato la distinzione tra la “cosa estesa” e la “cosa pensante” formulata dal filosofo francese René Descartes (1596-1650), chiamato anche Cartesio, cioè la netta distinzione nell’uomo del corpo, ridotto semplicemente a una macchina, e dell’attività psichica, che veniva svincolata dai processi somatici. Questa netta separazione, che non tiene conto della natura umana e dell’unità di corpo e di anima, non era in grado di spiegare molti fenomeni umani, in quanto non ammetteva la possibilità di una interazione tra attività psichica e somatica, e sopravvalutava il ruolo della ragione, con un modello d’uomo caro all’Illuminismo.

Nella sua pratica terapeutica Freud ha incontrato casi, come i fenomeni isterici, nei quali è indubbia l’origine psichica di sintomi somatici, per esempio “paralisi” originate unicamente da fattori psichici, mentre, praticando l’ipnosi, ha costatato che le persone possono essere convinte di compiere determinate azioni volontariamente, mentre eseguono, senza esserne coscienti, comandi impartiti sotto ipnosi. Questi due fatti dimostravano tanto l’esistenza dell’inconscio, cioè di una regione psichica incosciente e irrazionale, perché sottratta al controllo della coscienza e della ragione, quanto la possibilità di un’influenza reciproca tra corpo e dimensione psichica: fattori psichici potevano interferire con funzioni del corpo, ma anche fattori somatici, o per lo meno incoscienti, avrebbero potuto determinare l’attività psichica cosciente. Con il concetto di inconscio Freud ha cercato di costruire un ponte tra processi somatici e attività psichica, ma non è corretto attribuirgli, come spesso avviene, la scoperta dell’inconscio. L’esistenza di fenomeni psichici inconsci, infatti, era nota fin dall’antichità, per esempio già il filosofo greco Platone aveva spiegato i conflitti psichici con la contrapposizione tra valori morali e istinti, così come la comparsa nei sogni di contenuti rimossi. Originali sono piuttosto la sua particolare concezione dell’inconscio e il ruolo che gli attribuisce per interpretare l’attività psichica normale e patologica.

Riduzionismo antropologico

Convinto materialista ed evoluzionista, Freud considera l’attività psichica unicamente come il prodotto di quella cerebrale, e attribuisce le facoltà psichiche che distinguono l’uomo da altri esseri viventi al maggiore sviluppo del cervello rispetto agli animali superiori: «L’uomo nulla di più è, e nulla di meglio, dell’animale; proviene egli stesso dalla serie animale ed è imparentato a qualche specie animale di più e a qualche altra di meno. Le sue successive acquisizioni non consentono di cancellare le testimonianze di una parità che è data tanto nella sua struttura corporea, quanto nella sua disposizione psichica». In altri termini, l’apparato psichico dell’uomo non differirebbe sostanzialmente da quello degli animali. Non solo dal punto di vista dell’evoluzione la coscienza sarebbe un’acquisizione tardiva rispetto alle funzioni psichiche inferiori comuni anche agli animali, come la percezione di stimoli e comportamenti istintivi, ma anche la base delle funzioni superiori sarebbe inconscia, non ostante l’uomo sia convinto di fare scelte razionali e volontarie. Per Freud, invece, «l’Io non è padrone in casa propria», cioè non è padrone di sé, poiché pensieri e azioni umani avrebbero un’origine inconscia. L’uomo potrebbe solo prendere coscienza di contenuti sviluppatisi nell’inconscio: «Cosa dirà dunque il filosofo di una dottrina come la psicoanalisi la quale asserisce al contrario che ciò che è psichico è in sé inconscio, essendo la consapevolezza soltanto una qualità che può aggiungersi o non aggiungersi al singolo atto psichico, e che, quand’anche manchi, nulla di quell’atto viene peraltro mutato?». Freud riprende una tesi del medico tedesco Georg Groddeck (1866-1934), «[…] il quale ripetutamente insiste nel concetto che ciò che chiamiamo il nostro Io si comporta nella vita in modo essenzialmente passivo, e che – per usare la sua espressione – noi siamo “vissuti” da forze ignote e incontrollabili».

Freud ha identificato le forze “ignote” che dominano la vita psichica nelle passioni, dapprima nella libido, successivamente in due forze opposte, Eros e Thanatos, amore e morte, in continua lotta tra di loro. Ad ogni modo, la pulsione sessuale giocherebbe un ruolo fondamentale nella vita psichica.

Freud nega l’esistenza di un ordine morale oggettivo

Freud non crede all’esistenza di un ordine morale oggettivo e ritiene che educazione dei genitori, scuola, Chiesa e società in generale formerebbero la coscienza morale individuale, chiamata Super-io, con l’imposizione di norme frutto di convenzioni che impedirebbero fin dalla prima infanzia il normale sviluppo, creando un conflitto tra Super-io e istinti, che starebbe anche alla base dei disturbi nevrotici. Queste norme morali si fonderebbero in ultima analisi sulla visione religiosa del mondo e della vita, così Freud, per annullarne o almeno attenuarne gli effetti, ha auspicato l’eliminazione della religione dall’educazione: «forse c’è da scoprire un tesoro che può arricchire la civiltà e che vale la pena di tentare un’educazione irreligiosa». I principi morali dovrebbero essere sostituiti da semplici regole etiche che consentono tutto, purché non si danneggino altri o se ne limiti l’autonomia.

Se l’origine dei disturbi nevrotici dipende dal Super-io che impedisce la realizzazione di tutti i propri desideri e istinti in nome di principi morali mediati dall’educazione, la terapia non può consistere che in «una specie di post-educazione, [per correggere] gli errori di cui i genitori [e altri educatori che hanno trasmesso valori morali] si sono resi colpevoli nella loro educazione». In altri termini, sarebbe necessario destrutturare la coscienza morale per permettere ciò che prima era proibito.

Le teorie di Freud hanno perso buona parte della loro carica rivoluzionaria in un’epoca in cui domina il relativismo, anche morale, e rivoluzione sessuale e ideologia di gender vengono imposte dalla cultura dominante, tutti fenomeni alla cui affermazione le teorie di Freud hanno dato un contributo importante.

Psicologia del profondo

Il termine psicologia del profondo può trarre in inganno, si potrebbe pensare, per esempio, a una psicologia che non si ferma agli aspetti superficiali della personalità, ma va nel profondo, cercando di raggiungere ciò che c’è di più intimo nell’uomo, quanto c’è di più umano e personale in lui. Nella maggioranza dei casi, però, si tratta di correnti che identificano le motivazioni profonde del comportamento in forze ed energie che non hanno niente di personale. Carl Gustav Jung (1856-1961) , che come Freud aveva una visione evoluzionista della natura umana, riteneva che la discesa nell’inconscio non avrebbe raggiunto la dimensione più intima dell’uomo, ma stadi primitivi dell’evoluzione: «In teoria dovrebbe potersi addirittura far sgusciare dall’inconscio collettivo non solo la psicologia del verme, ma anche quella della cellula isolata». Talvolta il termine psicologia di profondo indica la psicologia del profondo per eccellenza, la psicoanalisi. In qualche caso psicologia del profondo può indicare correnti che riconoscono il ruolo della dimensione inconscia, senza annullare quella personale dell’uomo, che è esposto a influenze di ogni tipo, ma che con l’uso di ragione può fare scelte responsabili e con la sua volontà metterle in atto.

Psicoterapia

Con psicoterapia si intende il trattamento di disturbi e disagi psichici con metodi psicologici, la psicoterapia può essere praticata da sola o anche in combinazione con una terapia farmacologica. Il termine psicoterapia è quello più generico e può essere applicato a correnti molto differenti.
Esistono scuole di psicoterapia i cui principi sono in linea di massima compatibili con la visione cristiana dell’uomo, come per esempio l’Analisi esistenziale e Logoterapia dello psichiatra viennese Viktor Frankl (1905-1997).

Valutazione generale

Nel discorso Venus du monde entier, Pio XII (1939-1958) ha auspicato addirittura un accordo il più esteso possibile tra psicologi e teologi, ma ha precisato alcuni principi:

«L’uomo normale non possiede soltanto una libertà teorica, ma ne ha anche realmente l’uso;
l’uomo normale, quando impiega come deve le energie spirituali che sono a sua disposizione, è capace di vincere le difficoltà che si frappongono all’osservanza delle leggi morali;
le disposizioni psicologiche anormali non sono sempre costringenti e non tolgono sempre al soggetto ogni possibilità di agire liberamente;
anche i dinamismi dell’incosciente e del subcosciente non sono irresistibili; è possibile, in larga misura dominarli, soprattutto da parte del soggetto normale».

Per la valutazione di una psicoterapia si devono tenere presenti alcuni punti.
L’uomo, e in questi casi il paziente, viene considerato come un essere dotato di capacità di intendere e di volere, quindi come una persona in grado di valutare e controllare anche i propri desideri e le proprie azioni, oppure l’Io non è padrone di sé?

Esiste un ordine morale oggettivo, riconducibile anche al concetto di diritto naturale, che l’uomo può riconoscere e deve rispettare, anche se in certi casi può risultare difficile?

Premesso che i principi della psicoanalisi, così come sono formulati da Freud, sono incompatibili con la visione cristiana dell’uomo, nei casi concreti la valutazione non è semplice. Si deve tenere conto che un terapeuta, anche se si riconosce in una determinata scuola, non sempre è “ortodosso”, e nei migliori dei casi si lascia guidare anche dal buon senso. Non è detto poi che in ogni trattamento applichi integralmente i principi della propria scuola. Anche uno psicoanalista si può rendere conto che in certi casi il trattamento non deve avere le caratteristiche e i fini di una analisi classica freudiana.

Ermanno Pavesi
Segretario generale della FIAMC

1.- Cfr. per es. il mio, Poco meno di un angelo. L’uomo, soltanto una particella della natura? D’Ettoris, Crotone 2016, pp. 55-60.
2.- Sigmund Freud, Una difficoltà della psicoanalisi, in Opere di Sigmund Freud 1915-1917, vol. 8, Introduzione alla psicoanalisi e altri scritti, trad. it. Boringhieri, Torino 1976, pp. 653-664 (p. 661)
3.- Ibidem, p. 663
4.- Idem, Le resistenze alla psicoanalisi, [1924], in Opere di Sigmund Freud 1924-1929, vol. 10, Inibizione, sintomo e angoscia e altri scritti, trad. it., Boringhieri, Torino 1978, pp. 45-58 (p. 53).
5.-Idem, L’Io e l’Es, in Opere di Sigmund Freud 1917-1923, vol. 9, L’Io e l’Es e altri scritti, trad. it., Boringhieri, Torino 1977, Boringhieri, Torino 1977. pp. 471-520 (p. 486).
6.-Idem, L’avvenire di un’illusione, in Opere di Sigmund Freud 1924-1929, vol. 10, Inibizione, sintomo e angoscia e altri scritti, trad. it., Boringhieri, Torino 1978, pp. 476-477.
7.-Idem, Compendio di psicoanalisi, in Opere di Sigmund Freud 1930-1938, vol. 11, L’uomo Mosè e la religione monoteistica e altri scritti, pp. 567-634 (p. 602)
8.-Cfr. Eva Illouz, Saving the Modern Soul. Therapy, emotions, and the culture of self-help, University of California Press, Berkeley Los Angeles London, 2008.
9.-Carl Gustav Jung, La struttura della psiche, in Idem, La dinamica dell’inconscio, trad. it., Boringhieri, Torino 1983, pp. 157-176 (p. 170).
10.- Pio XII, Venus du monde entier, discorso ai partecipanti al XIII° Congresso dell’Associazione Internazionale di Psicologia applicata del 10 aprile 1958, in Insegnamenti pontifici, 9, Il corpo umano, Edizione Paoline, pp. 571-592, (p. 577).