di don Luis Okulik

La Dott.ssa Cecilia Taylor-Camara è Segretaria dell’Ufficio per le Migrazioni e le Politiche della Conferenza Episcopale dell’Inghilterra e Gallese e Membro del “Santa Marta Group”, costituito per volontà di Papa Francesco per coordinare gli sforzi nella lotta contro il traffico di esseri umani. La presente intervista le è stata fatta durante l’incontro dei Vescovi e responsabili nazionali per la pastorale dei migranti in Europa, che si è tenuto a Vilnius dallo scorso 29 giugno fino al 2 luglio.

Dott.ssa Taylor-Camara, come inizia lo sforzo per lottare contro la tratta di esseri umani?

Negli ultimi quattro anni, cioè dal tempo dei lavori di organizzazione delle Olimpiadi del 2012, i Vescovi dell’Inghilterra e Galles hanno dedicato molte energie e risorse per sviluppare un progetto di lotta al traffico di essere umani che ha subito trovato il sostegno delle forze di polizia. Dalle statistiche di organismi internazionali sappiamo che il traffico di esseri umani costituisce la seconda attività criminale più lucrativa nel mondo.

L’Organizzazione Mondiale del Lavoro stima che circa 21 milioni di persone nel mondo sono vittime di lavoro forzato, di cui 11 milioni e mezzo sono donne e bambine e 9 milioni e mezzo sono uomini e bambini. Di questi, circa 19 milioni sono vittime sfruttate da privati o imprese, mentre più di 2 milioni sono sfruttati da stati e gruppi ribelli. Tra quanti sono sfruttati da privati o imprese, più di 4 milioni e mezzo sono vittime di sfruttamento sessuale forzato.

Inoltre, sappiamo che il lavoro forzato genera circa 150 miliardi di dollari in guadagni illegali ogni anno, essendo il lavoro domestico, l’agricoltura, la costruzione, la produzione manifatturiera e l’industria dell’intrattenimento i settori produttivi più coinvolti. In questo contesto, i migranti e le popolazioni indigeni sono i più vulnerabili alle situazioni di lavoro forzato e agli sfruttamenti di diversa natura.

Queste cifre sono impressionanti. Perché non c’è, quindi, una più efficace risposta di legalità da parte degli Stati?

In verità le cifre sono stimate in base ai dati raccolti dall’OML. A causa delle caratteristiche di clandestinità del traffico di essere umani e della complessità del lavoro di raccolta e analisi dei dati, siamo consapevoli del fatto che questi numeri non rispecchiano la realtà, perché le proporzioni dello sfruttamento a livello mondiale sono ancora più elevate. Tuttavia queste stime ci servono come guida per capire meglio le cause e le condizioni dello sfruttamento.

Per esempio, in Gran Bretagna, il Ministero dell’Interno (Home Office) ha condotto in 2014 un sondaggio che ha evidenziato tra 10 e 13 mila potenziali vittime di traffico di esseri umani, mentre sono stati riportati alle autorità competenti soltanto 1748 casi concreti in tutto il paese. Infatti, ci sono tante persone vulnerabili allo sfruttamento nelle nostre città che diventano visibili nell’indifferenza generale.

E che cosa si può fare, di concreto, di fronte a queste situazioni?

In quanto cattolici, noi siamo chiamati a difendere i diritti e la dignità dei poveri e dei vulnerabili, e non soltanto nelle nostre città e comunità, ma anche a livello mondiale. Ci sentiamo ispirati e sostenuti dall’impegno di Papa Francesco, che ha fatto della lotta al traffico degli esseri umani una priorità del suo pontificato.

In un’intervista recente, concessa alla rivista «America», Papa Francesco affermava che la povertà, la corruzione e il traffico di esseri umani sono i tre grandi mali del nostro mondo d’oggi. Aggiungeva che il traffico di esseri umani è un crimine contro l’umanità, e richiede che le nostre strategie e competenze siano affiancate e rinforzate dalla misericordia del Vangelo, che ci porta a essere accanto agli uomini e alle donne che sono vittime di questo crimine.

Credo che questo impegno evangelico ci renda diversi da altre organizzazioni che lavorano in questo stesso ambito, giacché noi riconosciamo nella persona di ogni vittima la nostra comune dignità umana e trasformiamo il nostro lavoro in loro favore in un segno di solidarietà e di amorevolezza.

Come si accompagnano le vittime dello sfruttamento?

Le racconto una storia che riguarda l’Italia. Qualche settimana fa ho trovato una giovane donna nigeriana, Olayinka, che era stata forzata a migrare in Italia con documenti falsi. La trafficante, una certa Madam Osu, ebbe dei problemi cercando di ottenere i documenti falsi e un falso permesso di lavoro per poter entrare in Italia. Qualche tempo dopo Madam Osu comunicò a Olayinka che sarebbe potuta partire per lavorare come bambinaia in casa di una famiglia di Firenze durante la settimana e come cameriera in un ristorante nei fine settimana. Tuttavia, quando Olayinka arrivò a Firenze, sempre con documenti falsi, venne a sapere che l’unico lavoro disponibile per lei era la prostituzione nelle strade di Firenze e che quanto guadagnasse doveva essere consegnato a Madam Osu. Dopo aver pagato circa 27 mila euro chiese di considerare pagato il suo debito. Ma Madam Osu le disse che i pagamenti soltanto sarebbero finiti quando lei lo volesse. Olayinka, molto arraviata, abbandonò la casa dove la avevano sistemato ma fu coinvolta in un incidente con un altro nigeriano, dopo di che fu deportata in Nigeria assieme ad altre persone. In Benin City fu portata a una casa protetta gestita da suore e vive lì da circa due anni. Olayinka sta adesso completando gli studi per lavorare in una ditta di catering, ma ancora soffre a causa del trauma psicologico ed emozionale causato dallo sfruttamento a cui fu sottoposta, che le ha provocato una completa perdita dei capelli. Intanto, la famiglia di Olayinka continua a essere minacciata da Madam Osu, la quale continua a controllare giovani ragazze nigeriane sulle strade di Firenze, oltre a gestire un negozio di articoli africani presso la stazione centrale. Questa informazione portò me e il commissario Kevin  Hyland, il primo commissario anti-schiavitù nominato in Gran Bretagna, a fare visita a questo locale per verificare le informazioni ricevute. Adesso queste informazioni sono state ufficialmente comunicate a EUROPOL perché le forze di polizia possano monitorare questo caso in vista di un eventuale ordine d’arresto per i colpevoli.

Questa storia penso che possa descrivere molto bene in quale maniera la Chiesa cattolica unisce i propri sforzi al lavoro delle forze di polizia per accompagnare e sostenere le vittime dello sfruttamento, oltre a rafforzare gli sforzi globali in ordine a punire i criminali e far finire la loro impunità.

Il cosiddetto «Santa Marta Group» è una alleanza tra capi di polizia e di vescovi di diversi paesi del mondo che hanno deciso di portare avanti, insieme con la società civile, un lavoro per combattere il traffico di essere umani. L’obiettivo del gruppo è quello di armonizzare le risorse della Chiesa cattolica con quelle delle agenzie di polizia per prevenire le situazioni di sfruttamento e di schiavitù, per offrire cura pastorale e riadattamento alla vita nelle comunità di appartenenza.

Il Gruppo ha preso questo nome proprio perché in aprile del 2014 il Vaticano organizzò una conferenza sull’argomento del traffico do esseri umani, alla quale partecipò anche Papa Francesco, il quale fin dall’inizio del suo pontificato aveva parlato con molta chiarezza sulla questione e sulle sfide per la Chiesa cattolica. Siccome i 120 partecipanti e i 20 capi di polizia di diversi paesi del mondo erano alloggiati nella Casa Santa Marta, residenza attuale del Papa, si decise di dare questo nome all’alleanza che si costituiva.

Il «Santa Marta Group» si propone di sviluppare strategie internazionali per combattere questo crimine, centrando l’attenzione nella persona delle vittime in modo particolare. Si cerca perciò di considerare il benessere delle vittime quale principio guida nell’elaborazione e applicazione delle leggi in materia.

La prossima conferenza del Gruppo si terrà a El Escorial, in Spagna, dal 29 al 31 ottobre di quest’anno, e certamente cercherà, tra altre questioni, di rafforzare la creazione di una rete mondiale di organismi cattolici, della società civile e delle forze di polizia per promuovere le buone pratiche nella lotta allo sfruttamento, oltre a l’adeguata formazione di chi lavora in questo ambito. Si cerca anche di costruire una base di dati delle risorse e un sito web che possa essere un punto di riferimento nella prevenzione e nell’accompagnamento delle vittime.

È un progetto molto ampio, che continuerà a svilupparsi per proteggere le vittime del traffico e dello sfruttamento, le quali spesso vengono criminalizzate per violazioni delle leggi migratorie e vengono perseguitati invece di essere aiutati a uscire da quelle forme di schiavitù moderna.

http://www.vanthuanobservatory.org/

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http://www.fiamc.org/?s=trafficking