Dolore e sofferenza

Dai Quaderni

  • Io sono il Dio della Pace. Da Me sgorgano tutte le grazie. Ogni dolore in Me si placa. Ogni peso diventa leggero. Ogni vostro atto, compiuto nel mio Nome, si riveste della mia Bellezza. Io vi posso dare tutto se venite al mio Cuore e non in maniera umana, ma sovrumana, eterna, ineffabile, dolce. Non vi dico che non conoscerete più il dolore, l’ho conosciuto Io che sono Dio, ma vi dico: il dolore diverrà soave se sofferto sul mio Cuore. 7.6.43
  • Finché un’anima non accetta di essere ammessa nel “segreto del dolore” che Io, il Cristo, ho gustato fino in fondo, non può pretendere di conoscere a fondo la mia dottrina, né di avere lumi che escano dai piccoli lumi concessi a tutti. Io sprigiono dalla mia Fronte coronata di spine, dalle mie mani trafitte, dai miei piedi forati, dal mio petto squarciato, raggi di luce speciale, ma questi vanno a coloro che si affissano sulle mia piaghe e sul mio dolore e trovano dolore e piaghe più belli di ogni altra cosa creata. 14.6.43
  • Maria, Corredentrice eccelsa, non cessa di soffrire, come non cesso Io. Nella gloria intangibile dei Cieli, noi si soffre per gli uomini che ci rinnegano e ci offendono. 6.7.43
  • Quanto più uno è nella Luce e tanto più accetta, ama, desidera il dolore.
    Accetta, quando è una volta nella Luce.  Ama, quando è nella Luce due volte. Desidera e chiede il dolore, quando è tre volte nella Luce, immerso in essa e vivente in essa.
    Mentre, quanto più uno è nelle tenebre e più fugge, odia, si ribella al dolore. 17.9.43
  • Due sono le necessità dell’uomo: L’amore e il dolore. L’amore che v’impedisce di commettere il male, il dolore che ripara il male. Questa è la scienza da apprendere: saper amare e saper soffrire. (…)
    Io sono venuto a santificare il dolore, soffrendo il Dolore per voi e fondendo i vostri dolori relativi al Mio infinito. Dando così merito al dolore. 23.9.43
  • L’amore è superamento del dolore. (…)
    L’amore non ottunde il senso dolorifico dell’uomo, ma vi mescola un liquore di così corroborante dolcezza, che il più tremendo dei dolori diviene sopportabile alla creatura che lo soffre. Il liquore è  la forza di Dio stesso che viene a voi con tutta la sua potenza, sono anzi le potenze di Dio che si precipitano in voi, attratte dal vostro amore, e annullano le fragilità vostre dandovi un vigore di lottatori celesti. 11.10.43
  • Voi uomini, che riconquistate la salute dopo malattia di morte, non pensate, quando ci pensate, che a ringraziarmi per la ricuperata sanità fisica. Non riflettete mai che quella prova Io ve l’ho data per farvi riflettere che una fine vi attende oltre la quale vi è un inizio, così come il sole calando a sera, segna in fondo, che ha inizio il ciclo per cui verrà una nuova aurora. Ma la vostra aurora nell’al di là non è inizio a giorno di poche ore. E’ inizio a un giorno eterno.
    Su questo vuole farvi riflettere la malattia e a questo fine dovreste rivolgere la ricuperata salute. A provvedere a dare, a ciò che non muore, un giorno di pace. 21.11.43
  • Se siete tutti una ferita, se da capo a piedi non siete che lacerazione e dolore, ecco che allora Io vi stringo a Me; ad ogni ferita mia corrisponde una vostra e come per una spirituale trasfusione, il Sangue passa da Me ferito, a voi feriti. 11/5/44
  • Il male s’insinua ma non viene da Dio. Da Dio viene ciò che è buono. Perciò quando le cose sono a te malvagie, non farne accusa a Dio ma al Padre volgiti per averne aiuto.(…)
    Se col dolore è pace, allora è prova che viene da Dio. Se col dolore è tormento, ma l’anima rimane unita al suo Signore e gli piange in seno, allora è cosa permessa da Dio. Se nel dolore e più nella gioia, nella riuscita delle cose, nel benessere, nel trionfo, vi è inquietudine e distacco da Dio, allora è fatto che viene dal Male. 22/5/44
  • Soffrire! Dono di Dio agli uomini. Compartecipazione alla missione di Cristo. Mezzo per essere salvatori oltre che salvati. Nobiltà che possiedono i migliori in sapienza e santità fra gli uomini. Perché solo coloro che hanno compreso e che vogliono sapienza e santità, amano il soffrire. Ma se l’uomo cristiano meditasse come Cristo si è rivelato e come ha sempre fatto, amerebbe il soffrire. Az 5.5.46
  • La croce, dopo essere stata considerata oggetto di orrore, fu esaltata per avermi portato, divenendo strumento di redenzione. I crocifissi, dopo essere stati provati nel dolore, saranno esaltati per aver compiuto in loro quanto mancava alla mia Passione. 14.9.47
  • Non vi è santo che, per questo o per quello, permesso da Dio o procacciato dagli uomini mossi da Satana, o da Satana stesso, o donato a loro istanza da Dio stesso, non sia entrato in Cielo per merito del suo patire perfetto. Il dolore apre le porte della gloria eterna. Io sono glorioso – Io, il Cristo, l’Uomo-Dio – per aver patito il dolore più grande di quello patito da altri uomini. 8.9.49
  • Dal libro di Azaria

  • Soffrire! Dono di Dio agli uomini. Compartecipazione alla missione di Cristo, mezzo per essere salvatori oltre che salvati. Nobiltà che possiedono i migliori in sapienza e santità fra gli uomini. Perché solo chi ha compreso e vuole sapienza e santità, ama il soffrire, ma se l’uomo cristiano meditasse come Cristo si è rivelato e come ha sempre fatto, amerebbe il soffrire. Az. 5.5.46
  • Non abbiate egoismo di dire che a voi soli accadono cose penose. Ogni uomo porta la sua croce e non è certo segno di predilezione divina esserne privi o averla piccina. Più lo spirito è formato e più Dio lo identifica al Modello: all’Uomo-Dio la cui passione fu completa. Sappiate soffrire e soffrire con gioia, pensando che la vostra sofferenza unita a quella dei fratelli vostri, si fonde alla sofferenza di Cristo per la salute del mondo e la vittoria su Satana. Sappiate soffrire, e con gioia, sapendo che con un po’ di patire, il Dio di ogni grazia vi perfezionerà, conforterà e conformerà, dandovi infine la gloria eterna per il vostro soffrire unito ai meriti infiniti di Gesù SS. Az 30.6.46
  • Raggiungere la santificazione vuol dire soffrire, mentre seguire la tentazione vuol dire materialmente godere. Perché la via della santificazione è cosparsa di rinunce, di lotte, di dolore, mentre la via della Tentazione è cosparsa di appagamenti e di una apparente calma che è inganno celante la verità della disperazione futura ed eterna. (…)
    Amate dunque la sofferenza e la mortificazione, come mezzi di espiazione in un primo tempo, di santificazione poi, e lodate il Signore che vi concede di offrire un sacrificio continuo, più eletto di quello di offerte materiali di denaro o di doni simili agli arieti e ai vitelli dell’antica Legge.
    Il sacrificio della vostra volontà, delle vostre passioni, di tutto l”’io” alla paterna provvidenza di Dio, perché vi conduca, come ha condotto suo Figlio, anche alla morte di Croce, per essere, oltre che redentori vostri, redentori dei vostri fratelli. Az 28.7.46
  • Il mondo odia, schernisce, perseguita chi è di Dio. (Az. 198)
  • Di che brilleranno un giorno, il giorno eterno, i corpi dei santi? Delle sofferenze patite per la giustizia, per essersi affaticati per essa, per coltivarla in sé stessi, per darla ad altri, per essere stati perseguitati per questo lavoro. (…)
    Or dunque, posto che siete anima e corpo – anzi la pesante legge della carne tende a predominare finché siete nell’esilio – ecco che proprio quelle carni che furono macerate per volere dello spirito eroico e sopportarono tribolazione per riflesso al gran patire dello spirito, avranno gloria nell’eternità. Az  29.9.46
  • L’uomo novello Lucifero, vuole sovente ribellarsi al Signore e, superbo, si crede padrone di deviare gli eventi voluti da Dio, annullarli anche, e crearne di nuovi, dei suoi. Fa resistenza, mette leggi sue, si gloria di farlo. Il risultato è il dolore. Perché ogni cosa che esca dalla giustizia e dall’ordine è causa di dolore. E l’uomo si procura il dolore perché esce dall’ordine e dalla giustizia soprannaturale. Si castiga da se stesso e poi accusa Dio di castigarlo duramente. Ma il primo autore del castigo all’uomo è proprio l’uomo, perché Dio è tanto Padre che a certe ferocie di castighi non giungerebbe mai. Az.3.11.46
  • Dall’Evangelo
  • “Non è sem pre male il dolore?”
    “No amico. E’ un male dal lato umano, ma dal sovrumano è un bene. Aumenta i meriti dei giusti che lo subiscono senza disperazione e ribellione e lo offrono, offrendosi con la loro rassegnazione, come sacrificio d’espiazione per le proprie manchevolezze e le colpe del mondo, ed è redenzione per coloro che giusti non sono.
    “E’ tanto difficile soffrire!  “ (…)
    “Lo so che l’uomo lo trova difficile, e sapendo come l’avrebbe trovato tale, il Padre non aveva dato il dolore ai suoi figli. Venne per la colpa. Ma quanto dura il dolore sulla terra? Nella vita di un uomo? Poco tempo. Sempre poco, anche se dura tutta la vita. Ora Io dico: non è meglio soffrire per poco che per sempre? Non è meglio soffrire qui che nel Purgatorio? Pensate che là il tempo è moltiplicato per uno a mille. Oh! Che in verità vi dico di non maledire, ma benedire il soffrire si dovrebbe, e chiamarlo “grazia”, e chiamarlo “pietà” . 83.2
  • Per lui (Satana) malattia e morte sono entrate nel mondo. E delitto e corruzione ugualmente per lui  sono entrati nel mondo. Quando vedete uno tormentato da qualche sventura, pensate pure che egli soffre per Satana. Quando vedete che uno è causa di sventura, pensate anche che egli è strumento di Satana.122.8
  • Le malattie sono un disordine nell’ordine. Perché Dio ha creato l’uomo sano e perfetto. Il disordine portato da Satana nell’ordine dato da Dio, ha portato seco le infermità della  carne  e le conseguenze delle stesse, ossia la morte, oppure le ereditarietà funeste. L’uomo ha ereditato da Adamo ed Eva la macchia d’origine. Ma non quella sola. E la macchia sempre più si estende abbracciando i tre rami dell’uomo: la carne sempre più viziosa e perciò debole e malata, il morale sempre più superbo e perciò corrotto, lo spirito sempre più incredulo ossia sempre più idolatra. 122.8
  • In ogni malattia spirituale o fisica c’è l’unghia di Satana il quale crea le malattie fisiche per portare alla ribellione e alla disperazione attraverso la sofferenza della carne e quelle morali o spirituali per portare alla dannazione 122.8
  • Nella sofferenza è espiazione e nel dolore redenzione. 250.10
  • Non c’è che ricordare ciò che patisce nella sua vita terrena il Figlio dell’Uomo, per non lamentarsi mai, e per virilizzarsi spiritualmente vedendo tutto del Cristo nella più luminosa luce. 259.8
  • Il dolore viene dal Male. Ma Dio, non potendo abolirlo perché questa forza c’è, ed è saggio dell’oro spirituale dei figli di Dio, lo costringe ad estrarre dal suo veleno il succo di una medicina che dà vita eterna. Perché il dolore, col suo mordente, inocula nei buoni, reazioni tali che li spiritualizzano sempre più facendo di essi dei santi. 261.4
  • E’ inevitabile che vengano le malattie. Né è detto che ogni malattia sia prova di vizio o di punizione.  Vi sono le sante malattie mandate dal Signore ai suoi giusti perché nel mondo, che fa di se stesso il tutto e il mezzo del godimento, vi siano i santi che sono come ostaggi di guerra per la salvezza degli altri e pagano di persona perché sia espiata con la loro sofferenza la dose di colpa che il mondo giornalmente accumula e che finirebbe a crollare sull’Umanità, seppellendola sotto la maledizione sua. (…)
    Dovete pensare che chi soffre con santità, dà la più grande battaglia al feroce guerriero che sia nel mondo, nascosto sotto apparenze di uomini e popoli, a Satana, il Torturatore, l’Origine di ogni male, e si batte per tutti gli altri uomini, ma quanta differenza da queste sante malattie che Dio manda, da quelle che sono mandate dal vizio per un peccaminoso amore verso il senso! Le prime, prove della volontà benefica di Dio; le seconde, prove della corruzione satanica. 295.5
  • Per il mio dolore di tradito, annullate tutte le menzogne, come per il mio dolore di venduto, espiate tutte le avarizie, come per il mio strazio di bestemmiato, riparate tutte le bestemmie e per quello di non creduto, data fede a coloro che senza fede sono e saranno, come per la mia tortura, mondate tutte le colpe della carne. 317.5
  • Quando sarete perseguitati per avermi amato, (dice Gesù), fortificate il cuore pensando che prima di voi, Io fui il Perseguitato. 398.2
  • Più si soffre e più si redime. 527.5
  • Il dolore non è un castigo quando lo si sa accogliere e usare con giustizia. Il dolore è come un sacerdozio, un sacerdozio aperto a tutti. Un sacerdozio che dà un gran potere sul cuore di Dio. E un grande merito. Nato col peccato sa placare la Giustizia. Perché Dio sa usare al Bene anche quanto l’Odio ha creato per dare dolore. Io non ho voluto altro mezzo per annullare la Colpa. Perché non vi è mezzo più grande di questo. 555.8
  • Coloro che avranno perseverato sino alla fine nel martirio dell’esistenza, saranno pari a voi che con Me siete rimasti nelle mie prove. Io m’identifico nei miei credenti. Il dolore che Io abbraccio per voi e per tutti gli uomini Io lo do come insegna ai miei eletti. Chi nel Dolore mi sarà fedele, sarà un mio beato pari a voi, o miei diletti. 600.8
  • Chi soffre con la pace di Dio in sé, soffre ma non bestemmia e dispera. 600.28
  • La via del dolore è la via del Cielo. Seguitela con pace e avrete il Regno mio. Non c’è altra via fuor di quella della rassegnazione alla volontà di Dio, della generosità, della carità verso tutti. Ce ne fosse stata un’altra Io ve l’avrei indicata. Sono passato Io per questa perché è la via giusta. 632.38
  • Gesù sa compatire il dolore, lo lascia sfogare, perché la creatura ne abbia sollievo, e la stanchezza stessa che succede all’irruenza del dolore, la renda capace d’intendere chi la consola. 632.44
  • Il dolore non viene da Dio ma, Dio lo permette, e noi ne sappiamo la ragione e ci gloriamo d’avere la parte che ebbe Gesù Salvatore, Figlio di Dio. (…)
    Rispondete: “ Noi ci gloriamo di essere confitti alla croce e di continuare la passione del nostro Gesù”. Rispondete con le parole della Sapienza: “La morte e il dolore sono entrati nel mondo per invidia del demonio, ma Dio non è autore del dolore e non gode del dolore dei viventi. Tutte le cose di Lui sono vita e tutte sono salutari”. Rispondete:
    “Al presente noi sembriamo perseguitati e vinti, ma nel giorno di Dio, cambiate le sorti, noi giusti, perseguitati sulla Terra, staremo gloriosi davanti a coloro che ci vessarono e disprezzarono”. (…)
    Voi sapete come si conquista il Regno dei Cieli: con la forza e vi si giunge attraverso a molte tribolazioni, ma chi persevera come Io ho perseverato, sarà dove Io sono. 638.14
  • Dalla Lettera ai Romani
  • Il martirio del dolore è sempre nella vita degli eletti, i quali mostrano la loro giustizia anche mediante il loro amore al dolore, non soltanto sopportato con rassegnazione, ma anche chiesto come ottavo sacramento e nona beatitudine, per essere unti vittime e per essere vera effige di Gesù-Vittima. Sono il sacramento non istituito e la beatitudine non proposta apertamente dal Maestro divino e Sacerdote eterno. ….
    Perché è per il dolore e la morte che Gesù fu “Gesù”, ossia Salvatore. Fu per il dolore e la morte che Gesù raggiunse il fine per cui si fece Uomo e compì il disegno di Dio: quello di fare del suo Unigenito, il Verbo, l’Uomo-Dio, perché potesse essere Redentore e Datore della Grazia ai figli di Adamo, diseredati, per colpa di lui, da tal sublime dono.
    Ed è ancora e sempre per il dolore e l’olocausto che l’uomo salva, continuando l’opera di salute iniziata dal Cristo. Il dolore meditato, compreso, contemplato soprannaturalmente, non è castigo di rigore divino, ma è grazia dell’amore divino. Grazia che Dio concede ai suoi figli migliori per farne dei cristi per compartecipazione. Rm. 176 – 11.6.48
  • Il dolore e l’olocausto è compartecipazione alla sorte del Granello Ss. nato da  spiga immacolata e verginale, Gesù; è compartecipazione all’amore perfetto del Figlio dell’uomo per i suoi fratelli al punto di dare la vita per loro; è compartecipazione alla santità del Cristo, santità che si raggiunge attraverso alla rinuncia, al sacrificio, alla morte anche.
    Quindi chi ama la sua anima e vuol dare ad essa la vita eterna e beata, deve odiare la sua carne, amando anche le persecuzioni e le infermità che distruggono la materia, amando anche l’innalzamento, materiale o spirituale, sulla croce di un qualsiasi martirio, sulla croce che stacca dalla Terra e solleva verso il Cielo in una elevazione mistica, in una continua “messa” del cristiano veramente formato, che si muta da uomo in ostia, in piccola ostia che vuol essere consumata con la grande Ostia, Gesù Eucaristia, in sacrificio latreutico, propiziatorio, impetratorio. Rm. 178 – 11.6.48
  • Il Figlio dell’Uomo, il SS. Verbo del Padre, pur essendo Dio e quindi Eterno, Purissimo e quindi esente dalle conseguenze della Colpa, conobbe il dolore e la morte.
    Neppure Maria, la Senza Macchia per divino privilegio e per eroica volontà e fedeltà, sfuggì alla legge del dolore, conseguenza del peccato. … conobbe il dolore e assaporò la morte del cuore vedendo spirare su una croce il suo Dio e il Figlio del suo seno. Rm. 201- 26.1.50

http://www.mariavaltorta.it/