Presento i testi e i brevi commenti del solo rito ambrosiano con le due messe:

  1. La Messa in cui si benedicono le palme
  2. La Messa del giorno, per chi partecipa alle altre messe della domenica

Nel rito romano si legge la Passione secondo Marco, non riporto il testo ma solo un breve commento.

Messa delle palme

Giovanni 12, 12-16

In quel tempo.
La grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:

Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore
,il re d’Israele!”.

14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:

Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene
,
seduto su un puledro d’asina.16I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.

(17Intanto la folla, che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli dava testimonianza. 18Anche per questo la folla gli era andata incontro, perché aveva udito che egli aveva compiuto questo segno. 19I farisei allora dissero tra loro: “Vedete che non ottenete nulla? Ecco: il mondo è andato dietro a lui!”).

Commento

Il giorno dopo il banchetto di Betania, dove ha ricevuto l’omaggio profetico dell’unzione, Gesù si avvia verso Gerusalemme e, all’ingresso, trova una folla pronta ad accompagnarlo in città con acclamazioni messianiche e con in mano rami di palma (simbolo della vittoria). A differenza dei sinottici, Giovanni presenta il trionfo di Gesù come un omaggio spontaneo della gente a colui che ha vinto la morte, risuscitando l’amico Lazzaro: Gesù accetta l’omaggio ma, con il gesto di montare sopra un asinello, intende smorzare le false speranze, richiamando la profezia di Zaccaria (9,9ss). Conferma sì il fatto di essere il Messia-re, ma non un guerriero a cavallo secondo le attese popolari: egli è il Principe della pace.

Anche di fronte a questo episodio possiamo notare tre reazioni: quella dei discepoli, che al momento non riescono a capire, ma capiranno dopo la risurrezione; la reazione della folla, che acclama Gesù in quanto ha visto in lui il vincitore della morte; e quella dei farisei, che si convincono sempre più dell’opportunità della condanna, vedendo come tutti lo acclamino.

Anche in questo brano troviamo un tratto caratteristico di Giovanni che fa dire ai nemici di Gesù proprio quello che vorrebbero negare: “il mondo è andato dietro a lui!” e con ciò affermano che il Messia è il salvatore di tutti gli uomini.

Notiamo che in questo passo Gesù sembra adeguarsi agli umori della folla, ma in realtà sa correggere il tiro con un gesto simbolico fortemente educativo.

È lo stile di Dio: seminare avvenimenti e parole nella nostra vita per educarci al suo amore. Il credente, con l’animo disponibile, non farà fatica a saperli cogliere.

Messa nel giorno

Giovanni 11,55 – 12,11

In quel tempo. 11,55 Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56 Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 57 Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri, infatti, li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Commento

Il passo che racconta l’unzione di Betania è commovente e simbolico allo stesso tempo.

Commuove l’amore di Maria, che non è solo riconoscenza, ma intuizione che Gesù deve essere unto per la sua sepoltura, come Gesù stesso confermerà con le sue parole.

Commuove perché Colui che porta la vita risuscitando Lazzaro, è circondato da un male implacabile che vuole morto lui e nuovamente lo stesso Lazzaro. Ma in questa lotta feroce, Gesù signoreggia gli avvenimenti, al punto che ci affida i poveri.

Ci dice che li avremo sempre con noi.

Che frase!

Non ci sarà welfare che tenga, non ci sarà progresso né intelligenza artificiale, né protesi bioniche che potranno eliminare i poveri, cioè i fratelli da amare.

Oggi conosciamo le innumerevoli povertà nuove rispetto alla sola indigenza materiale e ci rendiamo conto che i poveri sono veramente accanto a noi. Si pensi, per fare un solo esempio, alle crisi non ancora del tutto superate, degli adolescenti e dei giovani che hanno sopportato la pandemia.

E Gesù di loro si preoccupa. Entra nella settimana della sua Passione e Risurrezione, ma non è per se stesso che si preoccupa, ma per noi. Come chiederà al Padre suo di perdonare i suoi uccisori, così dice a noi di occuparci dei poveri. Che poi significa anche vivere la fraternità, perché in un modo o nell’altro tutti siamo poveri e abbiamo bisogno di un fratello o sorella che ci sostenga.

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Rito romano

Breve commento alla Passione secondo Marco

Commento


Mi fermo solo su un paio di punti del lungo racconto della Passione.

Innanzitutto, diamo uno sguardo alla preghiera di Gesù.

Nel Getsemani i discepoli non sono in grado di vegliare con Gesù e si addormentano.
Gesù resta solo. In realtà sta dialogando con il Padre suo.
Il fatto che i discepoli non possano partecipare a questo dialogo è altamente simbolico.
Gesù “deve” restare solo. Solo Gesù può compiere l’opera della vita. solo lui può sconfiggere la morte, solo lui può ridare speranza.
Perché solo lui? Perché è il figlio che ama. In lui il Padre si compiace. Solo lui è pienezza dell’amore del Padre. Perciò solo lui può sconfiggere il male con il bene, la morte con la vita.
E noi?
Siamo solo ricettori passivi del dono?
In un primo tempo può sembrare di sì. In realtà subito Gesù chiama ciascuno di noi a prender la sua croce e a seguirlo.
E ciò significa che ognuno di noi riceve una vocazione ad amare i fratelli, capace di guarire le ferite, le offese, le solitudini, di far rivivere relazioni morte.
Quando nelle situazioni difficili pensiamo tocca proprio a me e ci lamentiamo perché tocca proprio a noi, lì comprendiamo che Gesù affida a noi un compito d’amore che è proprio il nostro.
La risurrezione arriva per tutti coloro che capiscono e con libertà accettano di amare.
In prima persona.

In secondo luogo, vorrei fermarmi sul versetto 14,50, dove si dice che, una volta arrestato Gesù, tutti i suoi discepoli fuggirono. Ora è noto che molti cristiani in mezzo alle persecuzioni hanno saputo dare piena testimonianza al Signore, anche a costo della loro propria vita. Sappiamo pure però che nella storia, ci sono stati quelli che hanno avuto paura e si sono nascosti, salvo poi ritornare nella comunità cristiana ed esservi riammessi dopo una lunga penitenza. Il problema riguarda anche noi.

Possiamo farci la domanda se e in che misura siamo disposti a pagare un prezzo per dire al mondo della nostra appartenenza al signore e alla Chiesa. La nostra situazione non è quella della persecuzione violenta, ma ci sono tante pressioni, mode, ecc. che ci spingono a scappare dalla nostra vocazione cristiana. La nostra fuga può avvenire in silenzio, nei comportamenti quotidiani, che si modificano lentamente e, a un certo punto, non hanno più nulla di cristiano.

Buona Domenica delle Palme a tutti!

Don Michele Aramini