LA MIA AMICA MARIA

Del Dott. José María Simón Castellví

Ex Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC)

Maria, a cui ho attribuito un nome di fantasia per rispettarne la privacy, chiede l’elemosina alla sinistra della porta principale di una chiesa di Barcellona. Certe volte, quando si aprono altre porte per garantire una maggiore aerazione o per agevolare l’ingresso dei parrocchiani, si colloca nella posizione che ritiene migliore, tenendo presente che anche altre persone, talvolta gruppi etnici od organizzati, chiedono l’elemosina davanti alla chiesa. Queste persone non sono sempre le stesse.

Non sono favorevole all’accattonaggio in una città che può vantare servizi sociali riconosciuti e una Caritas più che esemplare. Sta di fatto che non solo le persone possono rivolgersi alla Caritas, ma, in molte occasioni, alcuni suoi volontari girano per la città alla ricerca di persone bisognose, soprattutto quando le temperature notturne scendono di parecchi gradi o quando viene avvistato un mendicante sanguinante o soffocato dall’alcol. Nei Paesi poveri, dove gran parte della popolazione vive di accattonaggio o del commercio saltuario per strada, do l’elemosina direttamente oppure acquisto i prodotti per contribuire all’economia locale.

Maria è sempre davanti alla porta, sempre gentile, chiedendo senza chiedere, avviando una conversazione con coloro che le si avvicinano, che le diano qualcosa o meno. Naturalmente, vedendola ogni giorno, non solo le dedico del tempo chiacchierando con lei, le acquisto anche dei prodotti igienici da farmacia e sento l’impulso irrefrenabile di darle qualche moneta. Lei non comprenderebbe il contrario. A differenza di altri, va a messa la domenica, recita il rosario e partecipa alle veglie di alcuni parrocchiani defunti, nonostante i suoi gravi problemi di mobilità. Qualche anno fa prendeva l’autobus da casa sua, a pochi chilometri dal santuario. Ora non può. Di solito prende un taxi, spesso non riesce a pagare la corsa oppure riesce a farsi pagare l’importo da qualche parrocchiano che frequenta abitualmente la chiesa.

Vive, o viveva, in un piccolo appartamento, beneficiando dell’aiuto dei servizi sociali per qualche ora e di una piccola rendita di reinserimento sociale. Ha sempre voluto pagare i suoi debiti e spesso bisogna chiamare un’ambulanza per portarla all’ospedale e stabilizzarle il metabolismo. So che non le arrivano i pannoloni che le passa mensilmente il servizio sanitario. A un certo punto del mese deve acquistarli in farmacia, con la benevolenza del farmacista e dei parrocchiani che l’aiutano. Ha bisogno anche di alcune monete per farsi portare un caffellatte e un panino da un altro mendicante. Oppure per fare una telefonata o farsi comprare qualche confezione di tabacco (fuma alcune sigarette al giorno).

Il parroco le ha offerto in più occasioni l’accesso gratuito in un ricovero che offre assistenza ad anziani infermi. Ma lei non ha mai accettato: ha bisogno del contatto e delle chiacchiere della gente! La capisco, anche se l’immagine di una persona che tiene le proprie cose e il cibo per terra non è l’ideale. Fa quello che può per non sporcare la porta del tempio.

Maria mi ha raccontato senza rancore che una delle varie associazioni caritatevoli che operano nel quartiere le aveva regalato un cesto di Natale. Tuttavia, non solo non poteva spostarla fisicamente ma non poteva neanche mangiarsi il torrone di Jijona non avendo i denti, non poteva bere la bottiglia di spumante perché non beve alcolici e non poteva aprire le scatolette contenute nel cesto perché non era abbastanza forte. Dobbiamo imparare da queste considerazioni per nulla esagerate.

La sua dieta era ipercalorica e per nulla sana, nonostante i nostri consigli. Talvolta mi faceva vedere le sue ultime analisi e non sempre erano da manuale.

Gli altri mendicanti della zona avevano problemi di alcolismo e le avevano dato il tormento, ma lei sopportava con dignità. Temeva che chiamassimo la polizia perché non voleva essere portata in un ricovero e restare isolata. La polizia accorreva ogni volta che qualcuno chiedeva l’elemosina con un minorenne, una situazione che le autorità non sono disposte a tollerare.

In certe occasioni si presentavano alla porta della chiesa degli immigrati sub sahariani che erano riusciti ad attraversare le barriere di separazione di Ceuta e Melilla e, non trattandosi di delinquenti, li lasciavano andare nelle principali città spagnole dando loro uno zaino con qualcosa da mangiare, della frutta, dell’acqua e cinque euro. Alcuni si sentivano male, vomitavano e non avevano un pezzo di carta per pulirsi. Naturalmente i parrocchiani li aiutavano come potevano. Alcuni sono ulcerosi, soffrono di reflusso gastroesofageo, non riescono a mangiare sempre pane con insaccati e molti sono senza denti. È un gran problema che sicuramente il servizio sanitario non affronta come si dovrebbe di fronte a persone con problemi dentali! Aspettano solo che si presentino delle urgenze, estraggono dei pezzi e, raramente, forniscono dentiere.

LEZIONI TRATTE DALL’ESPERIENZA DI CURA DI MARIA E DEI SUOI COMPAGNI

Necessità:

– Attenzione personale e spirituale. Le persone hanno bisogno di essere trattate da persone, nella loro unicità, guardandole negli occhi, aiutandole con le loro ansie spirituali e facendo in modo che non cadano in “lavori” trappola come lo spaccio di droghe o la prostituzione. È importante anche fare in modo che possano mettersi in contatto con la famiglia di origine o le persone a loro vicine. L’uomo è un essere biologico, psicologico, sociale, familiare e spirituale: tutte queste sfaccettature devono essere tenute presenti durante la cura.

– Attenzione orale e istruzione alla pulizia dentale quotidiana (sia negli anziani poveri sia negli immigrati).

– Attenzione alla dieta. In molte occasioni una dieta sana non è sinonimo di dieta cara. È importante variare il tipo di alimenti ingeriti.

– Attenzione a offrire momenti di ozio e divertimento. Tutti gli esseri umani necessitano di un intrattenimento decoroso.

– Attenzione sanitaria (1, 2, 3) di base, con uno sguardo particolare rivolto alle patologie tropicali come la malaria o la tubercolosi. E prestando un’attenzione in più alle donne incinte (integrazione di acido folico, buona assistenza ostetrica) e che allattano (integrazione di latte vaccino, calcio). Non possiamo lasciare che coloro che soffrono di crisi d’ansia o dolori diversi pratichino l’“automedicazione” con vino o distillati.

– Igiene di base. Non è necessario che bevano acqua piovana, fumino i mozziconi per terra o non si lavino mai. A volte i nostri consigli non sembrano essere ascoltati, ma in molti casi invece lo sono.

– Attenzione scolare e al reinserimento nel mondo del lavoro. Per quanto possibile, la soluzione più decorosa per una persona è che possa lavorare, guadagnandosi il pane e contribuendo al progresso di tutta la società. Bisogna aiutarli a fuggire dal sistema assistenzialistico. A tal proposito, ritengo che la creazione di imprese sia lo strumento più efficace per tirare fuori la gente dalla povertà.

– Attenzione abitativa. In molti possono essere convinti a non dormire sulla strada o davanti a uno sportello del Bancomat.

– Attenzione ai viaggi. Molti immigrati o rifugiati desiderano proseguire il proprio viaggio in nord Europea, ma non sanno come fare e iniziano la loro traversata a piedi.

– Attenzione psicosociale. Molte volte è sufficiente parlare con loro, smentire le frottole che vengono raccontate continuamente alle persone nelle loro condizioni o passare sopra ai silenzi legati al Paese d’origine o il capitale che è costato loro il passaggio su una delle carrette di mare gestite dai mafiosi.

– Attenzione alla popolazione autoctona. Le necessità di immigrati e rifugiati sono in un certo senso identiche a quelle della popolazione autoctona e, per altri versi, diverse. Un trattamento mediatico nel rispetto di tutte le persone dovrebbe prevedere anche di rivolgersi alla popolazione per tranquillizzarla e offrire alcune regole minime di ordine.

Mater Care International

Mater Care è l’agenzia di collaborazione ostetrica della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC). Dalla sua esperienza, possiamo trarre anche lezioni inattese. Ad esempio, a Isiolo, nell’est del Kenya, è stato creato un reparto maternità per accudire le gestanti della zona. Tuttavia l’accesso alla clinica è diventato difficoltoso perché le strade diventano impraticabili a causa delle condizioni meteorologiche. È stato così necessario acquistare motociclette con sidecar per portare le madri in sala parto. Ma c’è dell’altro: attualmente, a causa della siccità persistente della zona, il reparto maternità deve occuparsi di molte persone con gravi problemi di disidratazione. L’organizzazione ha dovuto adattarsi alle necessità del momento. Lo stesso accade in Europa con l’emergenza sanitaria dei rifugiati o degli immigranti: bisogna adattarsi continuamente alle necessità del momento.

(1) http://www.who.int/features/qa/universal_health_coverage/es/

(2) https://www.msssi.gob.es/profesionales/saludPublica/prevPromocion/promocion/migracion/migracion.htm

(3) http://www.euro.who.int/en/health-topics/health-determinants/migration-and-health/news/news/2015/09/population-movement-is-a-challenge-for-refugees-and-migrants-as-well-as-for-the-receiving-population